Mentre Theresa May si prepara a presentare alla Camera dei Comuni il suo “piano B” per evitare una Brexit senza accordo, il governo inglese ha lanciato oggi un’applicazione attraverso la quale i cittadini europei residenti nel Regno Unito possono richiedere di rimanere nel paese dopo la Brexit. La app (utlizzabile anche attraverso tablet, per ora ancora non con lo smartphone) sembra molto semplice ed efficace almeno stando alle prove fatte su circa trentamila domande
Quasi 3,5 milioni di cittadini europei vivono attualmente nel Regno Unito, tra loro oltre 700mila italiani. Dovranno richiedere il “settled status” (residenza permanente) per continuare a vivere, lavorare, ricevere sostegno dal welfare quando (e se) ci sarà effettivamente la Brexit. Questo, a quanto si sa, indipendentemente dal tipo di Brexit e le nuove regole saranno valide anche in caso di “no deal”.
Il ministero dell’Interno ha detto che vuole semplificare la procedura il più possibile. Sull’applicazione gli utenti sono invitati a scattare una foto del loro passaporto biometrico e affrontare una serie di domande per confermare la propria identità. Vengono quindi indirizzati a un sito Web per fornire il loro indirizzo e possono accettare una verifica della loro situazione fiscale per confermare il loro indirizzo. Terzo passo, devono dichiarare la loro fedina penale. Attraverso i dati fiscali, infatti, l’amministrazione britannica è in grado di “capire” se effettivamente una persona lavora (e, quindi, ha dei versamenti fiscali) e arrivare a concludere la sussistenza del diritto al “settled status”. Una condanna penale può comportare il rifiuto.
Dopo una fase di prova dell’applicazione, condotta tra novembre e dicembre con 30.000 persone, il ministero ha annunciato i primi risultati: l’81% delle richieste è stato elaborato entro una settimana. Nessun file è stato rifiutato, ma quasi il 10% di essi non aveva ancora ricevuto risposta tre settimane dopo la fine del test. “Siamo sulla strada giusta”, ha dichiarato il segretario di Stato per l’immigrazione Caroline Nokes. Ma alcuni esprimono preoccupazione sul numero di richieste giornaliere che potrebbero essere presentate: fino a 6.000 secondo alcune stime.
Il Ministero dell’Interno ha assunto 1.900 persone per rispondere a questo nuovo carico di lavoro. “Questo è un test importante per il ministero, la posta in gioco è alta”, ha commentato Judge Jill Rutter, specialista in problemi di migrazione presso il think tank del British Future. “Se tutto andrà bene, il Regno Unito invierà il messaggio che gli europei sono i benvenuti e che il governo ha il controllo della situazione, se non funziona, le conseguenze saranno terribili”, avverte.
La procedura per ottenere il “settled status” costa 65 sterline (74 euro), il prezzo di un passaporto. È gratuito per coloro che hanno già lo status di residente permanente. Dal 30 marzo, le domande possono essere fatte anche per posta o governo locale. Proseguono le trattative con Apple per consentire agli utenti di iPhone di accedere all’applicazione. Se viene trovato un accordo di uscita tra Londra e Bruxelles, i cittadini europei arrivati entro la fine del 2020 potranno richiedere lo status di residente permanente, a condizione che facciano la domanda prima del 30 giugno 2021.