La procura di Roma procede per il reato di ‘sequestro di persona a scopo di terrorismo’ nel fascicolo sulla scomparsa in Burkina Faso di Luca Tacchetto e di una giovane donna canadese. Coordina gli inquirenti il pm Sergio Colaiocco. Sulla vicenda la procura mantiene il più stretto riserbo, e lo stesso fa l’unità di crisi della Farnesina, che sta seguendo il caso con la massima attenzione, in costante contatto con i familiari del ragazzo.
Del 30enne della provincia di Padova non si hanno più notizie dal 15 dicembre scorso, quando era in viaggio verso la capitale del Burkina insieme all’amica canadese Edith Blais, di quattro anni più grande. Anche dal governo di Ottawa crescono i timori di un rapimento. Il premier canadese Justin Trudeau ritiene comunque che Blais sia viva. “In base a tutto quello che so finora, non ci è stato detto nient’altro se non che si crede che sia viva“, ha dichiarato Trudeau.
Tacchetto e Blais, originaria di Sherbrooke, a 160 chilometri da Montreal, stavano viaggiando in auto tra la città di Bobo-Dioulasso e la capitale Ouagadougou. È in quel tratto di viaggio, parte di un ‘road trip’ molto più lungo, che si sono perse le loro tracce. I due giovani, partiti in macchina dall’Italia, avevano attraversato Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Mali, ed erano in Burkina diretti verso il Togo, per un progetto umanitario con l’organizzazione Zion’Gaïa.
Anche la procura di Padova aveva aperto un fascicolo. Luca, di professione architetto, è figlio dell’ex sindaco di Vigonza Nunzio Tacchetto, che è stato intervistato da ‘il mattino di Padova’. “La cosa più probabile è che sia stato rapito per fini politici o economici – ammette l’ex primo cittadino -. Secondo noi non da jihadisti, da gente che fa terrorismo. In questi casi, prima o dopo, se lasciamo indagare chi di mestiere fa questo e lo fa bene, troveremo la soluzione”.