Proseguono le prove d’intesa a seguito delle elezioni politiche del 4 marzo. E dopo l’ottimismo dei giorni scorsi che sembrava lasciar intendere che i nomi dei presidenti delle Camere fossero già pronti, Luigi Di Maio frena.
“In questi giorni – ha scritto il leader 5Stelle sul blog del Movimento – ci vedete impegnati in un dialogo non semplice per proporre i presidenti del Senato e della Camera. La scelta delle persone che ricopriranno questi incarichi è cruciale. Stiamo parlando della seconda e della terza carica dello Stato, e soprattutto stiamo parlando degli arbitri che dovranno dirigere la partita dell’approvazione di buone leggi”. “Come sapete, – ha continuato – al MoVimento 5 Stelle non interessa il gioco della poltrona: quello che ci preme è che il Parlamento funzioni al meglio, perché è lì che si decidono le leggi che possono migliorare o peggiorare la qualità della vita di tutti, è lì che le forze politiche devono dimostrare il proprio valore e la propria coerenza. Per questo agiamo nella massima trasparenza e anche in queste ore vi stiamo raccontando passo passo come ci muoviamo. È la prima volta nella storia della Repubblica che la forza politica con la maggioranza relativa di seggi nelle due Camere condivide con i suoi elettori e con tutti i cittadini questo percorso. Non abbiamo nulla da nascondere, e nulla che non possa essere detto”.
Intanto Carlo Calenda, il ministro dello Sviluppo economico e neoiscritto al Pd, e Maurizio Martina, vice segretario reggente del Pd, ribadiscono che il Partito Democratico starà all’opposizione nel prossimo governo. “Il voto degli italiani ha stabilito la nostra posizione. Lavoreremo dall’opposizione. Non saremo indifferenti a ciò che dira’ Mattarella, ma il nostro compito è prepararci a essere minoranza parlamentare e da li’ dare un contributo al Paese. Da lì sfideremo chi governerà sul tema del cambiamento del Paese”, ha dichiarato Martina, intervistato da La Repubblica. “L’onere di trovare una soluzione non spetta a noi. Quando Di Maio si stupisce che nessuno lo abbia chiamato gli dico: sei il leader che ha vinto, chiama tu. Ci sfidiamo su un confronto di merito e, per come la penso io, vediamo perche’ no – ha aggiunto – Presidenze Camere? Chiediamo figure autorevoli”.
Calenda invece è intervenuto a Radio Capital. “Se il Pd deve fare di tutto per evitare governo M5S-Lega? No. C’è una chiara indicazione degli elettori, – ha detto – che hanno votato M5S e Lega. Misurarsi con il governo è importante per loro e salutare per il Paese. Appoggiare un governo M5S sarebbe folle per noi”. E poi: “Non si può evitare l’inevitabile. Non è una legislatura normale, sarà complessa e difficile”. C’è solo un caso in cui Il Pd potrebbe far parte del governo. “Io dico no a finte alchimie elettorali, – ha spiegato Calenda – se loro vanno al governo con le loro promesse si misureranno con elettori ed Europa. Poi se Mattarella chiede a tutte le forze un governo di transizione, allora questo deve includere anche il Pd, per senso di responsabilità. Sarebbe la cosa migliore”. E in quel caso il nome del primo ministro è già pronto: “Paolo Gentiloni è la figura che più di tutte può rappresentare il PD. Secondo me dovrebbe essere il candidato naturale alla presidenza del Consiglio. E Renzi ha sbagliato a non candidarlo già nelle ultime elezioni. È un leader naturale”.
A destra, continua il dibattito Forza Italia – Lega. A ritirare fuori l’argomento è oggi Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a Il Mattino. “Berlusconi – ha dichiarato – ha sempre avuto un atteggiamento rispettoso nei confronti degli altri partiti della coalizione di centrodestra sia nei dieci anni al governo che dalla sua discesa in campo. Da federatore non ha mai cercato di cannibalizzare gli altri gruppi lanciando opa ostili, ora spero che sia in Parlamento che sui territori non si cominci a giocare a rubamazzetto perché voglio ribadirlo a tutti forte e chiaro: senza Forza Italia non si va da nessuna parte e si rischia di far saltare tutto“.
Poi parla direttamente di Salvini, che non perché ha avuto la maggioranza dei voti è diventato leader del Centrodestra. “Siamo tutti con Matteo Salvini – ricorda Brunetta -, partendo da un rapporto di pari dignità, fondato sulla collegialità, senza dissensi o tensioni, nel suo tentativo di formare il prossimo governo di centrodestra. All’interno della nostra coalizione ci eravamo dati una regola: il partito che avrebbe preso più voti alle elezioni politiche avrebbe avuto l’onore e l’onere di indicare il presidente del Consiglio. Quel partito è stato la Lega e il candidato premier è legittimamente Salvini, al quale va il nostro appoggio e la nostra incondizionata lealtà. Chiarito questo aspetto non irrilevante, ricordo a me stesso che il centrodestra, vivaddio, non ha un solo leader, ma almeno tre: Silvio Berlusconi, lo stesso Salvini e Giorgia Meloni. Salvini rappresenta il centrodestra unito, in questa delicata fase, per tentare di dare un governo al Paese, ma è e resta il leader della sola Lega”.