“L’aver detto di essere a ‘disposizione’ (di Scarpellini ndr) è stato solo un fatto di cortesia verso una persona che conoscevo, nulla di più e nulla di meno”. Così Raffaele Marra si è difeso nel corso dell’interrogatorio cui è stato sottoposto stamani nel carcere di Regina Coeli. L’ex capo del personale del Campidoglio, detenuto da venerdì scorso con l’accusa di corruzione, ha parlato per poco più di un’ora rispondendo alle domande del giudice per le indagini preliminari.
“È sereno e ha risposto alle domande che gli sono state fatte”, dice il suo avvocato, Francesco Scacchi, che aggiunge: “Non ho presentato istanza di scarcerazione e non credo la presenteremo”. Con Marra è in carcere l’imprenditore Sergio Scarpellini, che secondo gli inquirenti gli avrebbe pagato degli immobili a Marra per corromperlo. Intanto, nonostante le nuove nomine e i tentativi di rilancio, sotto i colpi delle inchieste giudiziarie la giunta capitolina rischia di sgretolarsi.
“Le insistenti regalie fatte negli anni 2010 e 2013 dallo Scarpellini in favore del Marra – si legge nell’ordinanza che ha portato ai due arresti di venerdì – trovano ragionevole spiegazione esclusivamente in una logica corruttiva, stante le funzioni pubbliche svolte all’epoca dal Marra in settori connessi agli interessi imprenditoriali dello Scarpellini”.
I legali di Scarpellini, interrogato per più di due ore, sottolineano che l’imprenditore “non ha nulla da nascondere”, ma non ci sono dubbi sul fatto che il Gruppo Scarpellini abbia negli anni stretto convenzioni urbanistiche milionarie con l’amministrazione romana “che richiedono – scrive la gip Maria Paola Tomaselli – l’emanazione di provvedimenti amministrativi da parte sia del Comune di Roma sia della Regione Lazio”, realtà nelle quali Marra ha avuto posizioni dirigenziali negli anni presi in esame dagli inquirenti.
Le compravendite immobiliari al centro dell’inchiesta risalgono agli anni 2009 e 2013, ma il 30 giugno scorso, Marra, parlando al telefono con la segretaria di Scarpellini, assicura di essere “totalmente a disposizione” dell’imprenditore, in cambio di un favore: vuole che interceda per lui sull’editore del ‘Messaggero’ Francesco Gaetano Caltagirone, perché si plachino le critiche contenute negli articoli contro la sua nomina. “Sono a disposizione, diglielo che sono totalmente a disposizione, lui lo sa”, dice Marra, ed è una disponibilità che, secondo chi indaga, sente di poter assicurare proprio in virtù del suo ruolo forte nella giunta Raggi.
Secondo la procura, tra le ‘regalie’ di Scarpellini a Marra ci sarebbe il pagamento da parte dell’imprenditore di buona parte dell’appartamento nel quale Marra risiede, da lui acquistato nel 2013 dall’Enasarco, e per il quale Scarpellini avrebbe fornito oltre 367 mila euro. In Campidoglio la giunta di Virginia Raggi tenta di reagire alle polemiche, ma le vicende giudiziarie che ruotano attorno a Palazzo Senatorio si stringono ogni giorno di più in nodi difficili da sciogliere: mentre va avanti l’inchiesta su alcune delle nomine fatte dalla sindaca a inizio mandato, oggi comparirà davanti ai pm Paola Muraro, l’ex assessora all’Ambiente indagata per eco-reati. E sempre oggi è fissata la riunione del consiglio dell’Autorità nazionale anticorruzione chiamato a dare un parere sulla nomina alla guida della direzione Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele. Sulla vicenda l’Anac ha avviato un’istruttoria a seguito di un esposto della Direr (Federazione nazionale dei dirigenti e dei quadri direttivi delle Regioni). La scorsa settimana il responsabile dell’ufficio anticorruzione del Comune ha inviato la documentazione richiesta dall’Anac che domani deciderà in merito e invierà le carte in procura nel caso in cui venissero rilevati degli illeciti.