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Carceri, detenuti radicalizzati in aumento. Calano gli stranieri

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Più detenuti radicalizzati, in calo quelli stranieri. Scende il numero degli omicidi, ma uno su tre avviene in famiglia. Questi alcuni degli aspetti che emergono dall’ultimo dossier dell’associazione Antigone sulla situazione nelle carceri italiane

RADICALIZZATI – Nel 2017 i detenuti sotto osservazione per radicalizzazione sono stati in forte aumento rispetto all’anno precedente: 506 contro 365 del 2016 (il 72% in più). Questi detenuti sono monitorati dal Dap con tre livelli di allerta: alto, medio e basso. 242 sono oggetto di un alto livello di attenzione (il 32% in più del 2016), 150 di un livello medio (il 100% in più del 2016)  e 114 di un livello basso (nel 2016 erano 126). Tra coloro che rientrano nel livello alto, 180 sono in carcere per reati comuni e 62 perché sospettati (molti) o condannati (pochi) per reati connessi al terrorismo islamico.

I 62 detenuti in questione sono in regime di alta sicurezza (AS2) e si trovano principalmente nelle carceri di Sassari (26), Rossano (19) e Nuoro (11), dove è stata creata anche una sezione femminile (con 4 detenute). Tra i detenuti in AS2,  pochissimi sono i condannati in via definitiva: 4, il 6% del totale. L’Amministrazione Penitenziaria ha avviato diversi progetti di formazione (prevalentemente europei) volti a contrastare la radicalizzazione. Nel 2017 hanno coinvolto 758 unità del personale.

STRANIERI – Diminuiscono i detenuti stranieri, 2mila in meno negli ultimi 10 anni. Secondo il rapporto, non c’è quindi un’emergenza stranieri, non c’è correlazione tra i flussi di migranti, in vario modo e a vario titolo, in arrivo in Italia e i flussi di migranti che fanno ingresso in carcere. Negli  ultimi quindici anni, a partire dal 2003, alla più che triplicazione degli stranieri residenti in Italia è seguita, in termini percentuali, una quasi riduzione di tre volte del loro tasso di detenzione – si legge nel dossier -. Se nel 2003 su ogni cento stranieri residenti in Italia (erano circa 1 milione e mezzo) l’1,16% finiva in carcere, oggi (che sono circa 5 milioni) è lo 0,39%. Un dato straordinario in termini di sicurezza collettiva che mostra come ogni allarme, artificiosamente  alimentato durante la campagna elettorale recente, sia ingiustificato. Rispetto al 2008 ci sono 2mila detenuti stranieri in meno.

Il tasso di detenzione dei cittadini italiani è dello 0,06% – prosegue il rapporto -. Un tasso superiore a quello di alcune comunità straniere, ad esempio superiore rispetto a quella filippina che è dello 0,05%.  Non preoccupano neanche i numeri, molto bassi in termini assoluti, di coloro i quali arrivano da luoghi di guerra o da regimi totalitari, ossia tutti i cittadini potenziali richiedenti asilo. Sono solo 144 complessivamente i detenuti di origine siriana o afghana. Le comunità straniere che maggiormente affollano le carceri sono quella marocchina e quella tunisina. Le percentuali, più alte della media, sono quelle di detenuti maghrebini. Percentuali che si andrebbero ad abbassare se tenessimo conto nel calcolo degli irregolari non residenti. Sono 2.153 i tunisini e 3.676 i marocchini. I sicuri 806 non espellibili in quanto a rischio di tortura nei loro Paesi Sono 806 i detenuti provenienti da Libia, Sudan ed Egitto. In base alla nuova legge, vista la tortura sistematica riconosciuta dagli organismi internazionali in quei Paesi, non sono espellibili a fine pena.

OMICIDI – Gli omicidi sono calati dell’11,8% tra il 2016 e il 2017, ossia sono passati da 389 a 343. Di questi 46 attribuibili alla criminalità e ben 128 consumati in ambito familiare/affettivo. “Un omicidio ogni 175 mila persone – scrive l’associazione -. Negli Stati Uniti viene ammazzata una persona ogni 20 mila. Nel Regno Unito una persona ogni 110 mila. Nella considerata sicura Germania una persona ammazzata ogni 120 mila abitanti”. “Nel 2017, quando gli omicidi sono stati 343, abbiamo 1.735 ergastolani. Nel 2008, quando gli omicidi erano stati 611, ne avevamo 1.408”, si evidenzia.

SUICIDI – Nel 2017 secondo i dati di Ristretti Orizzonti sono decedute nelle carceri italiane 123 persone: 52 sono stati i suicidi (48 secondo i dati dell’Amministrazione Penitenziaria), 7 in  più rispetto al 2016. Il tasso di suicidi (morti ogni 10.000 persone) è salito dall’8,3 del 2008 (anno di entrata in vigore della riforma della sanità penitenziaria) al 9,1 del 2017, in numeri assoluti significa passare dai 46 morti nel 2008 ai 52 del 2017. Secondo i dati, 1.135 sono stati i tentativi di suicidio nel 2017.

Gli atti di autolesionismo nell’anno appena trascorso sono stati 9.510. “Abbiamo potuto verificare che nel carcere di Bollate, un istituto caratterizzato da un regime a ‘celle aperte’, i gli eventi critici sono marginali – sostiene Antigone -. Il Dap ha rilevato 87 episodi di autolesionismo rispetto a 1216 detenuti. Non in tutti gli istituti penitenziari italiani si registrano questi dati. Infatti, a San Vittore gli episodi registrati sono 217 su 1035 detenuti; a Como 97 episodi rispetto a 454 detenuti; a Ivrea 109 episodi rispetto 224 detenuti; a Saluzzo 45 episodi rispetto a 361 detenuti; a Parma 101 episodi rispetto a 584 detenuti; a Reggio Emilia 267 episodi su 362 detenuti; a Regina Coeli 112 episodi rispetto a 943 detenuti; a Velletri 88 episodi rispetto a 540 detenuti; a Cagliari 177 episodi su 587 detenuti. Le aggressioni sono state 7.446. Nel carcere di Poggioreale se ne sono verificate 494; a Regina Coeli 347; al carcere di Solliciano 329; al Marassi 273; nel carcere di Bologna 223”.

BAMBINI – A marzo 2018 i bambini conviventi con 58 detenute madri sono 70 (rispetto ai 50 rilevati l’anno precedente). Il solo istituto interamente Icam (Istituto a custodia attenuata per detenute madri) è quello di Lauro, prima destinato al trattamento di detenuti tossicodipendenti e nell’ottobre 2016 convertito in Icam. Ha una capienza di 35 posti e alla fine di marzo ospitava 8 donne (di cui 2 straniere) e 10 bambini.

Il Dap considera Icam anche sezioni di Torino (11 detenute di cui 6 straniere, 13 bambini), Milano San Vittore (7 detenute di cui 5 straniere, 8 bambini), Venezia Giudecca (6 detenute di cui 3 straniere, 10 bambini) e Cagliari (0 detenute). Su 70 bambini in carcere al 31 marzo, in Icam ve ne sono dunque 41. Di questi, 20 sono figli di detenute straniere. Gli altri 29 bambini sono allocati in sezioni ordinarie. Di questi, 16 sono figli di detenute straniere. Da notare situazioni come quelle di Castrovillari, Bologna o Foggia, dove è ospitata una sola madre con uno o più bambini.

Al 31 marzo 2018 le donne in carcere erano 2.437, il 4,1% sul totale della popolazione detenuta. E’ una percentuale rimasta più o meno invariata negli ultimi 15 anni. Numeri esigui, se confrontati con quelli della detenzione maschile, ma che spesso si traducono in una non solida attenzione al percorso trattamentale: poche le detenute che lavorano o che seguono un corso di istruzione o di formazione.

 

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