Milano, 7 mar. (LaPresse) – No a misure coercitive contro la volontà della persona: il Comitato nazionale per la bioetica, riunito in plenaria nella giornata di ieri, ha affrontato il quesito posto dal ministero della Giustizia lo scorso 6 febbraio, con una nota a firma del capo di Gabinetto, relativo alle disposizioni anticipate di trattamento, “qualora arrivino da un detenuto che in modo volontario abbia deciso di porsi in una condizione di rischio per la salute e che indichi il rifiuto o la rinuncia ad interventi sanitari anche salvavita”. Il confronto all’interno del Comitato – si legge in una nota – ha fatto emergere diverse riflessioni condivise, che sono state illustrate in 10 punti approvati all’unanimità e che sono la premessa di posizioni che si differenziano in alcune conclusioni. “Fra essi spicca la condivisione del rifiuto di adottare misure coercitive contro la volontà attuale della persona”, viene sottolineato. “Tutti, inoltre, ritengono che non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione della L.219/2017 nei confronti della persona detenuta, che, in via generale, può rifiutare i trattamenti sanitari anche mediante le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat)”, scrive il Comitato nazionale di bioetica.
Caso Cospito: Comitato bioetica, no a misure coercitive contro volontà persona
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