“13/07/2021 e 19/03/2024: queste sono le date della prima e dell’ultima comunicazione formale ed entrambe certificate che io, ed il collega che ha seguito la questione prima di me, abbiamo inviato alla Rai per segnalare l’ormai nota vicenda del dottor Franco Di Mare e chiedere un incontro. E queste facevano seguito e si sono rese necessarie in quanto nessuno ha mai dato riscontro alle varie segnalazioni e alla richiesta di soluzione condivisa avanzate alla propria azienda, la Rai, direttamente dal dottor Di Mare per le vie brevi a chi di dovere. Comunicazioni tutte – sia quelle formali che informali – che possono essere esibite e a cui non è mai stato dato, come ha specificato il dottor Di Mare ospite del programma di Fabio Fazio, riscontro alcuno da nessuno. Mai”.
Non è stata mai data risposta
Lo comunica in una nota Ezio Bonanni, avvocato di Franco Di Mare. “Mi risulta che anche il dottor Jean Pierre el Kozeh, agente del dottor Di Mare, in un ultimo tentativo di definizione bonaria della vicenda abbia scritto a novembre 2023 ai vertici Rai delle e-mail, ma anche a queste non è stata mai data risposta”, spiega. “Per oltre tre anni, quindi, il dottor Di Mare ha provato a interagire ripetutamente con l’azienda di cui è stato dipendente per oltre trent’anni, non ricevendo risposta anche alla legittima richiesta di ricevere lo stato di servizio che ogni datore di lavoro ha l’obbligo giuridico di rilasciare a un proprio dipendente o ex-dipendente su semplice richiesta”.
La procedura Inail
“Apprendiamo, quindi, con sorpresa – prosegue il legale – che la Rai sostenga di aver attivato una procedura Inail, quando invece, ben diversamente, è certo che è stato il Dott. Di Mare, assistito dal mio studio legale, ad avere avviato e sollecitato quantomeno la costituzione delle prestazioni previdenziali dovute ricevendo dall’Ente la richiesta dello stato di servizio ovvero proprio quel documento che, seppur più volte sollecitato anche via pec, la Rai non ha mai consegnato. Specificato questo va però precisato che non occorre alcuna valutazione Inail sull’azione di risarcimento del danno, che si fonda sulle condotte della Rai che non ha tutelato la salute del dottor Di Mare, quale inviato in luoghi altamente contaminati con amianto e radiazioni”.
L’origine della malattia risulta chiara
“Il mesotelioma, per letteratura e giurisprudenza acquisita ha origine professionale e – sottolinea – si manifesta dopo circa 25-30 anni dall’inalazione dell’amianto ovvero dall’esposizione ad amianto e a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti e nanoparticelle per l’uso di proiettili all’uranio impoverito come avvenuto proprio nei territori nei quali il giornalista ha svolto il suo lavoro come inviato della Rai in modo prolungato esattamente 32 anni fa. L’origine della malattia risulta dunque chiara, e quindi il nesso di causalità sussiste, così come la responsabilità determinata dalla violazione degli obblighi di tutela della salute, rispetto al rischio cancerogeno (amianto e radiazioni) da parte dell’azienda”.
La presenza in Rai dell’amianto
“Inoltre – dichiara – è bene ricordare ancora che la presenza di amianto è certa in alcune strutture della Rai, luoghi frequentati lavorativamente dal dottor Di Mare. Detto ciò, dobbiamo puntualizzare che l’Inail semmai si dovrebbe pronunciare sul diritto alla rendita e alle prestazioni di cui all’art. 13, co. 7 della L. 257/92, non sul risarcimento del danno, il cui obbligo compete al datore di lavoro”.
Le omissioni dell’azienda
“Infine, lo dico perché il mio assistito ci tiene davvero: il dottor Di Mare ha sempre sperato in una soluzione della dolorosa vicenda condivisa con l’Azienda che però ha rifiutato con i suoi silenzi e le sue omissioni fino ad oggi qualsiasi interazione. Se attuale dirigenza ritiene di voler cambiare atteggiamento noi siamo disponibili all’interlocuzione purché questa, visto il lungo tempo ormai trascorsi dalla prima comunicazione, sia rapida, leale, trasparente e tempestiva”, conclude l’avvocato Bonanni.