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Caso Orlandi, scrittore: Il documento è un buon falso, ma vedo corvi su Bergoglio

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

La Santa Sede lo ha bollato subito come “falso e privo di fondamento”, per la famiglia di Emanuela invece ci sarebbe qualche “convergenza con quanto sappiamo”. Il documento dal titolo Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato della Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi, fatto circolare ieri dal giornalista Emiliano Fittipaldi, si presenta di fatto come una nota spese sostenute dal Vaticano per l’allontanamento domiciliare e la ‘gestione’ della vicenda della 15enne cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983. L’autenticità di queste cinque pagine è assai dubbia, soprattutto per la mancanza di timbri ufficiali, ma di certo il file riapre il dibattito su uno dei grandi gialli italiani, capace di tirare in ballo Ior, Banco Ambrosiano e Banda della Magliana.

“Se fosse vero di certo sarebbe una bomba perché sarebbe la prima prova dell’implicazione diretta del Vaticano. Guardandolo bene credo sia un bel falso con l’intento di creare scompiglio in questo pontificato”, spiega a LaPresse Vito Bruschini, autore del libro La verità sul caso Orlandi (volume che ha ispirato il film La verità sta in cielo).

Lei crede che il documento sia un attacco indiretto al Papa attuale?
“Credo che al momento ci siano delle forze di potere preoccupanti dentro al Vaticano, questa è una bella spallata a Bergoglio. Ho paura che ci siano nuovi corvi come ai tempi del primo Vatileaks, tra l’altro mi dicono che il pontefice al momento sia abbastanza isolato”

Lei ha studiato a lungo il caso Orlandi. Cosa ha pensato quando ha visto il documento?
“Guardi, è molto generico e ho subito dubitato che corrispondesse a un originale dell’epoca, non basta ad esempio usare una macchina da scrivere di 20 anni fa. In definitiva per me è un falso ben fatto, anche perché non penso che il Vaticano potrebbe mai conservare un file simile. Ma dentro forse ci sono delle mezze verità…”

Si spieghi meglio
“Ci sono alcuni dettagli che mi hanno incuriosito. In primis quando si cita una somma per ‘l’attività di indagine riservata extra commando 1 direzione diretta cardinal Casaroli’. Mi lascia quasi pensare che all’epoca esistesse davvero questo commando, una sorta di congrega armata che agiva nell’ombra. È molto interessante anche la data finale 1997, in cui si presume che Emanuela sia morta. Dobbiamo ricordare che nel maggio dell’anno dopo ci fu il misterioso omicidio del comandante delle guardie svizzere Alois Estermann. È il sintomo che il Vaticano aveva dinamiche pericolose e all’epoca molte situazioni erano al limite”

La famiglia Orlandi ha chiesto di nuovo verità sul caso
Guardi il fratello Pietro, che conosco bene, ha sempre sostenuto che ci fossero dei documenti segreti da qualche parte in Vaticano. Credo che ora vedano questo file come parte del dossier finora mai pubblicato. Per me la Santa Sede deve fare chiarezza, non basta dire che il documento è ridicolo, serve ben altro”

Secondo lei chi può fare davvero luce sul caso?
“L’unico è Papa Francesco: ha l’autorità e potrebbe far aprire gli archivi. Perché sulla vicenda erano in tre a sapere la verità: monsignor Marcinkus, Papa Wojtyla e il cardinale Agostino Casaroli. Peccato che nessuno dei tre sia ancora vivo per potercela raccontare…”.

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