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Caso Saman, la sindaca di Novellara: “Sola e isolata, così è caduta in trappola”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Era sola, non visibile e lontana da tutto. Non frequentava più la scuola dal 2017, l’anno successivo al suo arrivo a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Dopo il diploma di licenza media, infatti, Saman Abbas, la 18enne di origini pakistane di cui non si hanno più notizie da fine aprile, aveva interrotto i suoi studi, pur essendo stata brillante e veloce nell’apprendimento dell’italiano. Residente in aperta campagna, non aveva amici e non frequentava il piccolo centro emiliano, che conta 13.500 abitanti e una comunità pakistana di 419 persone. A tratteggiare il profilo della giovane che si era opposta a un matrimonio combinato e che in diverse circostanze aveva chiesto aiuto agli assistenti sociali per la sua situazione familiare, è la sindaca di Novellara, Elena Carletti, che non smette di interrogarsi sul caso e che ricostruisce, un pezzo alla volta, la storia di quella famiglia. “Saman ha vissuto solo in casa: nel contesto di campagna in cui viveva non era intercettabile e non era visibile – racconta a LaPresse il primo cittadino, spiegando che la giovane non aveva una rete di amici in paese, né era particolarmente conosciuta tra i suoi coetanei -. Pensiamo abbia utilizzato un telefonino per costruirsi una piccola rete di contatti ed è solo attraverso questo dispositivo che, anche noi, oggi, abbiamo imparato a conoscerla. Il tipo di vita che conduce la famiglia è molto ritirato, sia per il luogo in cui vivevano, sia per il lavoro del padre”. Residenti su una strada provinciale che costeggia campi e canali di irrigazione dove le giornate scorrono tutte uguali, gli Abbas vivevano in una casa vicina all’azienda agricola Le Valli, dove il padre della giovane, arrivato in Italia nel 2005, lavorava da tempo e dove si era costruito la reputazione di un dipendente affidabile.

“Nessuno era a conoscenza della condizione familiare di Saman”

Lontani dal centro abitato, pur essendo Novellara un paese di provincia, per Carletti nessuno era a conoscenza della situazione familiare di Saman: “Se in un condominio o in un quartiere, per esempio, ci sono dei malesseri è più semplice individuarli. Conosciamo da anni il fenomeno dei matrimoni combinati, anche perché in questo comune sono stati fatti diversi interventi, anche con segnalazioni partite, per esempio, dalla scuola. Nel caso di Saman, prima del giugno 2020, periodo in cui la giovane si era allontanata volontariamente dalla casa dei familiari, non c’erano state indicazioni”. La sindaca di Novellara ha sottolineato come da quella prima separazione, si sia attivata l’attenzione sul caso. “Non risulta che i suoi familiari fossero frequentatori del centro islamico locale – ha aggiunto Carletti, nel ribadire come questa pratica abbia poco a che fare con la religione -. Noi facciamo fatica a legare il fenomeno dei matrimoni combinati alla religione: riteniamo possa essere più legato all’area geografica. Il caso di questa famiglia dimostra di sfuggire anche alle dinamiche delle realtà religiose che, invece, come dimostrato dai comunicati diffusi nei giorni scorsi, spesso, sono di aiuto perché possono veicolare messaggi importanti”. Per la sparizione della ragazza, al momento, sono iscritti nel registro degli indagati i genitori, uno zio e due cugini (uno dei quali è stato fermato a Nimes, nei giorni scorsi, e nei prossimi giorni dovrebbe raggiungere l’Italia per essere ascoltato).

“Mi risulta che il fratello minore di Saman fosse iscritto alle scuole superiori di Novellara, ma del presunto fidanzato della giovane, anche lui probabilmente di origini pakistane, non conosciamo l’identità e non crediamo possa essere del paese – conclude la sindaca -.Alcuni concittadini della ragazza, alla fiaccolata che abbiamo organizzato per lei, nei giorni scorsi, erano presenti e si sono dissociati. In questo periodo, sto raccogliendo tante testimonianze di ragazze che hanno vissuto in prima persona percorsi analoghi al suo. Dicono di rivivere la paura e il trauma: noi dobbiamo dare loro tutti gli strumenti necessari per uscire da questi schemi familiari. Rispetto all’inizio gli indizi che arrivano dalla procura lasciano poca speranza di trovare Saman viva. Speravamo che lo slancio e lo spirito ribelle che aveva manifestato l’avesse aiutata a fuggire da una situazione che invece era evidentemente molto più grande di lei, nella quale era caduta forse sperando di poter convincere la famiglia e che, invece, si è rivelata una vera trappola”.

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