Non più assegni automaticamente definiti dal tenore di vita della coppia e sentenze che, a volte, hanno determinato pesanti ingiustizie. Per il calcolo dell’assegno famigliare in caso di divorzio bisogna considerare che “il contributo fornito alla conduzione della vita familiare costituisce il frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi, libere e responsabili, che possono incidere anche profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell’unione matrimoniale”.
E’ quanto sottolinea la Cassazione in una sentenza depositata oggi. Dunque “ai fini del riconoscimento dell’assegno, si deve adottare un criterio composito che, alla luce della valutazione comparativa delle rispettive condizioni economico-patrimoniali, dia particolare rilievo al contributo fornito dall’ex coniuge richiedente alla formazione del patrimonio comune e personale, in relazione alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all’età dell’avente diritto”.
In questo modo, il parametro con cui viene determinato l’importo dell’assegno “si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo”. Le Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione hanno perciò stabilito che “all’assegno di divorzio deve attribuirsi una funzione assistenziale e, in pari misura, compensativa e perequativa”.
Tornano così in discussione sentenze di divorzio rese famose dalle cifre enormi riconosciute al coniuge. Come quella tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario o quella (al contrario)dell’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli e Lisa Lowenstein. In questi casi, per esempio, l’automatismo è stato superato e le cifre riconosciute alle mogli non più configurate rispetto al tenore di vita della coppia. In questo modo, gli assegni per Veronica Lario (nella foto) e Lisa Lowenstein si sono ridotti notevolmente. La Lario dovrebbe restituire cifre considerevoli e la signora Lowenstein si è molto lamentata per l’ingiustizia subita. Nel suo caso, infatti, l’assegno era stato praticamente azzerato perché la signora risultava economicamente indipendente. La sentenza sembra tener conto di tutte le differenti istanze. Sembra di capire, ad esempio, che se un membro della coppia ha rinunciato alla sua attività lavorativa e professionale per dedicarsi alla famiglia, questo dovrà essere tenuto in conto nello stabilire l’entità dell’assegno. Insomma, si va verso un futuro in cui l’assegno verrà “personalizzato” in base alla reale storia della coppia e alle reali esigenze dei coniugi.