Ancora folla davanti al palazzo di Giustizia a Barcellona: qualche migliaio di persone chiede la liberazione dei detenuti arrestati nei giorni scorsi. Le parti (il governo centrale spagnolo da una parte, la gente di Catalogna e il governo della regione autonoma) si fronteggiano idealmente e anche fisicamente. Sullo sfondo il referendum dell’1 ottobre che potrebbe diventare un punto di non ritorno nello scontro tra Barcellona e Madrid.
In realtà, otto delle persone arrestate (l’accusa è di disobbedienza, malversazione e sedizione, con quest’ultimo reato che comporta una pena fino a 15 anni) sono state liberate tra ieri e questa mattina. Le altre sei sono comparse davanti ai giudici per l’udienza preliminare. Tra queste Jose Maria Jové, il segretario del vicepresidente della Catalogna e assessore all’Economia e alle aziende. Ma proprio questa mattina, il portavoce del governo catalano, Jordi Turull, in una conferenza stampa trasmessa in diretta su televisioni e siti internet, ha fatto sapere che Jové è stato destituito dal suo incarico proprio per “proteggerlo” dai fulmini della legge ed evitargli una multa di 12mila euro per la sua attività.
Turull ha confermato che l’organizzazione del referendum dell’1 ottobre prosegue senza problemi e ha anche commentato che l’azione del governo, gli arresti e la repressione si sono trasformati in un boomerang per Madrid davanti all’opinione pubblica mondiale.
Da Madrid, questa mattina, arriva un altro schiaffo alla Generalitat catalana. Il governo ha deciso l’invio di altri uomini di Polizia e della Guardia Civil nella regione. La motivazione, a quanto dato di sapere, starebbe proprio nel fatto che la polizia catalana, i famosi
Mossos d’Esquadra
, sono considerati da Madrid troppo morbidi e “passivi” rispetto alla popolazione. Il che ha anche un senso perché c’è un legame strettissimo tra i catalani e il loro corpo di polizia ed è probabile che i Mossos d’Esquadra si sentano solidali con le posizioni di chi va in piazza a chiedere che il percorso del referendum vada avanti e che il popolo catalano possa democraticamente esprimersi sull’indipendenza l’1 ottobre.
Insomma, la situazione, a Barcellona, appare abbastanza tranquilla. Non ci sono segnali di particolare agitazione, la gente, in piazza, sembra essersi data un ruolo di “sorveglianza attiva”, Madrid mostra qualche muscolo ma libera i prigionieri, la macchina referendaria va avanti e tutti aspettano che si apra una possibile trattativa. Non facile, perché il governo di Mariano Rajoy pone come condizione di sospendere il referendum e questo è l’unico tema sul quale i catalani non intendono cedere.