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Centrodestra, da Toti e Brugnaro il ‘no’ alla Federazione

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Tutti dentro, forse no. La federazione parlamentare di Matteo Salvini subisce il primo stop, che arriva dalla neonata Coraggio Italia. “Noi siamo saldamente nel centrodestra crediamo però che la pluralità della nostra coalizione sia una ricchezza, di più che la competizione positiva interna al centrodestra sia un ulteriore elemento di forza. Per tutto questo noi continueremo nel Paese e in Parlamento il nostro percorso”, scrivono il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, Marco Marin presidente del gruppo alla Camera e Giovanni Toti fondatore del partito. Già dalle pagine di Repubblica, il governatore della Liguria aveva messo le mani avanti: “La Federazione del centrodestra? Se si pensa ad una annessione del mondo moderato, sia esso Forza Italia o Coraggio Italia dentro il perimetro leghista con contenuti, collocazione, parole d’ordine tipiche del mondo leghista, faremmo un danno agli elettori. Se invece ci mettiamo tutti in discussione allo stesso modo a prescindere dal peso dei numeri e costruiamo una spazio dove tutte le culture abbiano cittadinanza, è un altro percorso”. Il concetto è chiarissimo: Coraggio Italia punta a conquistare il testimone di Forza Italia, in quel bacino di elettori che con il partito azzurro in recessione resterebbe orfano di rappresentanza. Dall’altra parte della barricata, proprio in quello che Toti considera un partito morente, si alza la voce di Mariastella Gelmini che ieri dopo le parole di apertura del Cav – in asse con l’altra ministra Mara Carfagna – aveva esposto tutte le sue contrarietà a tal progetto. “L’interlocuzione tra i gruppi parlamentari c’è e c’è sempre stata, credo che la storia di Forza Italia non sia terminata, che il suo ruolo sia importante e che la sua funzione non si sia esaurita. C’è un campo vasto di cittadini che guardano ai moderati, europeisti e liberali e che Forza Italia debba occupare convintamente quel posto”, insiste la titolare degli Affari regionali convinta che la federazione sia solo il preludio al partito unico, con Fi fagocitata dal Carroccio.

Lo spostamento troppo a destra del progetto leghista, continua infatti a raccogliere perplessità e dinieghi, anche se Salvini tenta di tranquillizzare: “Ognuno mantiene al sua identità, i suoi valori ma mettiamo insieme energie gruppi, battaglie e ministri conteremo di più tutti quanti”. Senza contare che il gruppo unico conquisterebbe il primato in Parlamento superando anche i 5Stelle con la sola fusione con Fi: 96 in Senato(M5S 75), 210 alla Camera (M5S 162). Un peso enorme che si avrebbe anche all’interno dell’esecutivo come azionista di maggioranza del governo Draghi. Non che il premier si possa far condizionare da tale prospettiva – minimizzano – ma sicuramente potrebbe diventare una presenza ingombrante per gli equilibri politici all’interno della maggioranza. Quello che è certo è il malcontento dentro Forza Italia per una ‘fusione a freddo’ che non piace a metà partito. Anche l’accelerata del leader leghista ha fatto storcere il naso a diversi esponenti. “Un incontro a metà della prossima settimana per parlare di federazione di centrodestra, con pari dignità per tutti i protagonisti e con l’obiettivo di rafforzare il lavoro di Draghi in Italia e in Europa e contrastare chi propone nuove tasse come la patrimoniale o lo ius soli”, scandisce il segretario, che subito dopo incassa il ‘no’ di Toti. Il vertice del centrodestra di governo per costruire il gruppo unico in Parlamento (con Riccardo Molinari capogruppo alla Camera e Anna Maria Bernini in Senato) dovrebbe tenersi mercoledì, mentre ancora non è stato convocato quello con la coalizione al completo – quindi con Giorgia Meloni – per chiudere sui candidati alle prossime amministrative.

E la frenata, comunque, arriva anche dai fedelissimi di Silvio Berlusconi: “Allo stato non c’è nessuna ipotesi di fusione con la Lega. Berlusconi vuole la collaborazione di tutte le forze che compongono il centrodestra. E’ chiaro che, stando al governo con la Lega, il dialogo con loro è più facile ma dobbiamo rafforzare il rapporto anche con Fdi. Ripeto: sì a forme di collaborazione più solide con i nostri partner no alla rinuncia del simbolo e della storia di Fi. La sua esistenza è un bene per tutti, ritengo che il modello migliore si la Casa della Libertà”. Insomma l’idea è buona, ma pensiamo un attimo è il refrain. Il Cav accarezza l’ipotesi di essere il presidente di un partito al 30 percento per concludere la sua carriera, che vedrebbe come ciliegina sulla torta l’elezione al Quirinale. Tutto questo senza correre troppo, avvertono da Arcore. Berlusconi non ha alcuna intenzione di essere il padre nobile di una entità incontrollata e troppo spostata a destra. Il progetto deve essere pensato e strutturato, con Forza Italia anima distintiva e decisiva.

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