Una cittadina tedesca è stata condannata a morte in Iraq per adesione al gruppo terrorista dello Stato islamico. È la prima volta che la giustizia irachena decide la pena di morte per una donna europea. A pronunciare la sentenza la Corte penale centrale di Baghdad.
La 30enne, di origine marocchina, è stata ritenuta colpevole di “sostegno logistico e aiuto a un’organizzazione terrorista per commettere crimini”, ha riferito una portavoce del tribunale. La donna ha 30 giorni per presentare ricorso, dopo questo periodo potrà essere uccisa, secondo l’esperto di diritto penale Ezzedine al-Mohammadi. “L’accusata ha ammesso negli interrogatori di aver lasciato la Germania per la Siria e poi l’Iraq per unirsi all’Isis, con le due figlie che hanno sposato membri dell’organizzazione terrorista”, ha aggiunto la portavoce del tribunale.
Secondo una fonte giudiziaria, una delle figlie era stata uccisa mentre si trovava con l’Isis. La stampa tedesca ha fatto sapere che una tedesca chiamata Lamia K. e la figlia, partite nell’agosto 2014 da Mannheim, sono state arrestate nel luglio scorso a Mossul.
Almeno altre due donne tedesche sono in carcere in Iraq, l’adolescente Linda Wenzel e Fatima M., di origine cecena. A settembre lo stesso tribunale iracheno aveva condannato a morte un jihadista russo arrestato a Mossul, mentre a dicembre uno svedese d’origine irachena è stato ucciso con altri 37 condannati per terrorismo.
Le autorità irachene non hanno mai detto ufficialmente quanti jihadisti siano stati fatti prigionieri durante la controffensiva contro l’Isis nei centri urbani, ma secondo comandanti iracheni e curdi centinaia di combattenti si sarebbero arresi, migliaia sarebbero stati arrestati e altre migliaia sarebbero scampati all’arresto nascondendosi tra i civili.
I ricercatori ritengono che il numero di persone in carcere in Iraq per sospetta appartenenza all’Isis sia di 20mila. I servizi tedeschi stimano che 910 persone abbiano lasciato la Germania per unirsi all’Isis in Iraq o Siria, circa un terzo dei quali è rientrato in Germania, fra cui 70 persone considerate combattenti. Altri 145 sono stati uccisi. Secondo un dossier dell’istituto di ricerca Soufan, 190 tedeschi erano partiti con i figli.