Nuove accuse per Alessandro Sessa e Gianpaolo Scafarto, il colonnello e il maggiore dei carabinieri indagati nell’ambito dell’inchiesta Consip. Entrambi sono stati sospesi dal servizio per un anno a seguito di un’interdittiva nata da nuove contestazioni di depistaggio. Sono accusati dalla procura di Roma di aver volontariamente distrutto documenti, su whatsapp, per eliminare prove utili agli inquirenti. La richiesta di interdittiva avanzata dalla procura di Roma è stata accolta dal gip Gaspare Sturzo che ha ritenuto doloso il comportamento dei due.
Secondo le accuse, Sessa avrebbe chiesto aiuto a Scafarto per eliminare il backup automatico dell’applicazione Whatsapp, usata dai due per scambiare informazioni sull’inchiesta. Il tutto avvenne quanto Scafarto era già indagato e il suo smartphone era già stato sequestrato dagli inquirenti. Scafarto reinstallò l’applicazione sullo smartphone del suo superiore dopo aver distrutto messaggi e documenti indispensabili all’indagine sulla fuga di notizie che ha coinvolto esponenti di spicco dell’Arma. Secondo il gip il comportamento dei due fu deliberatamente volto alla distruzione di prove. Per questo entrambi sono stati sospesi dal servizio per un anno, come chiesto dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi, responsabili del fascicolo.
Le nuove accuse si aggiungono alle contestazioni per le quali Scafarto e Sessa sono sotto indagine da mesi. Nel fascicolo legato alle informazioni giunte ai vertici Consip che erano a conoscenza di intercettazioni e pedinamenti in corso, rispondono di rivelazione di segreto d’ufficio il ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia. Inoltre è indagato di favoreggiamento il presidente di Publiacqua Firenze Filippo Vannoni. In quel filone, Sessa, ex vice comandante del Nucleo operativo ecologico, è accusato di depistaggio per aver mentito nel corso di un’audizione testimoniale con i pm, e Scafarto risponde di falso, depistaggio e rivelazione del segreto, per la vicenda e per aver alterato in più punti l’informativa sulla quale si basavano buona parte delle accuse a Tiziano Renzi, a sua volta indagato per traffico di influenze.
L’inchiesta vede tra gli indagati l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo e il funzionario Consip Marco Gasparri, che ha fatto richiesta di patteggiamento, entrambi accusati di corruzione. Inoltre sono due i fascicoli aperti dalla procura di Roma per la fuga di notizie sulla vicenda: uno è legato alle notizie relative ad atti istruttori di cui, a indagini ancora in corso, sono venuti a conoscenza organi di stampa. Qui rientrano le accuse al pm Henry John Woodcock, responsabile dell’inchiesta napoletana sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, e la giornalista Federica Sciarelli, accusata di aver fatto da tramite per far arrivare al collega Marco Lillo gli atti pubblicati sul quotidiano ‘Il Fatto’ nel dicembre scorso.