Un Martina con guizzo finale, un Berlusconi che si riprende con prepotenza la scena e un Di Maio uguale a se stesso. Il secondo round delle consultazioni non ha portato certo la svolta, ma ha visto sfilare facce più cupe rispetto alla prima tornata al Quirinale. Certo un po’ pesa la crisi siriana, che ha fatto prepotentemente irruzione in questi colloqui con il presidente Mattarella, ma quel che più influisce è il passare del tempo che non dà soluzioni ma che, quando non ingarbuglia, frena e pone tutti in un pantano.
L’unica vera novità che ha anche rivitalizzato i giornalisti assonnati dietro le panche è stato Silvio Berlusconi che da buon matador si è ripreso la scena. Dopo aver definito ‘leader del centrodestra’ Salvini, gli ha dato l’incarico da speaker facedogli leggere “un comunicato congiunto che abbiamo scritto con fatica”. Ma quando sia il leader del Carroccio che Giorgia Meloni stavano già guadagnando l’uscita della Loggia d’onore, eludendo le domande dei giornalisti, ecco il grande colpo di teatro: la stoccata contro il Movimento Cinque Stelle pronunciata acciuffando i microfoni con la mano destra. Rimane da solo sulla scena con alle spalle le bandiere e affonda: “Mi raccomando fate i bravi. Sappiate distinguere fra i veri democratici e chi non conosce nemmeno l’abc della democrazia“. In pochi secondi frena il precario equilibrio del centrodestra e sale l’adrenalina dei cronisti.