Flat tax e reddito di cittadinanza bocciate, poca attenzione alla spending review ma soprattutto assenza pesante di coperture. Il contratto di governo tra M5S e Lega secondo alcune stime potrebbe costare fino a 125 miliardi e l’allarme di Carlo Cottarelli è deciso: “Ci sono più rischi che certezze per i conti pubblici”. “Mi sembra difficile che si possano fare tutte le cose previste nel contratto. Non tutto può essere fatto immediatamente, se saranno fatte in modo graduale bisogna lavorare per coprire la spesa pubblica – spiega a LaPresse il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani – La spending review viene nominata ma è troppo generica: richiede tempo e alcune cose possono dare risultati subito, per altre occorre tempo. Io avevo proposto nella mia spending review un risparmio di 32 miliardi, ma qui si parla di importi molto più elevati”.
Quali sono le possibile strade che vede per la sostenibilità?
“Una strada in cui si può sperare, ma non ci si può contare per certo, è che facendo certe misure espansive il Pil aumenti più rapidamente, aumentando così le entrate: può succedere ma bisogna vedere in che misura. Si può poi pensare all’evasione fiscale che diminuisce con l’abbassamento delle tasse”
Sempre riguardo i costi complessivi delle misure economiche, ipotizzando le stime di crescita date dal Def, è possibile prevedere che peso avranno su deficit e debito in rapporto al Pil?
“Gli importi sono molto elevati: 100 miliardi sono diversi punti percentuali di Pil, servirà vedere con che gradualità verranno effettuate e bisognerà trovare delle coperture. L’ultimo programma indica un modesto aumento di deficit, diversamente dalla precedente versione dove si parlava di un finanziamento in deficit. Sono molto curioso di vedere la parte programmatica del Def e bisognerà anche vedere chi ci sarà al Mef”
Chi vedrebbe bene come ministro dell”Economia? Si è fatto spesso anche il suo nome…
“Se quello che si vuole fare è aumentare il deficit io non sono la persona giusta, altri non so. Magari ci sono altri buoni economisti che hanno un modo diverso di vedere l’economia e o nella volontà di affrontare certi rischi che io non credo vorrei affrontare. Se si punta all’aumento del deficit io mi tiro fuori”
Per quanto riguarda la flat tax nel contratto figurano ‘due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite Iva’. Così non si rischia di favorire i cittadini più abbienti ai danni dei ceti più bassi?
“Più che un rischio è una certezza, la flat tax sposta la distribuzione del reddito verso i più abbienti, la speranza è che questo causi una ripartenza dell’economia perché i più abbienti sono più produttivi. Ma attenzione: non credo che avverrebbe e se avviene si verifica in un modo incerto. Bisogna abbassare la tassazione con la riduzione della spesa, ma cambiare la distribuzione del reddito sperando che abbia un effetto espansivo non sono convinto che possa accadere”
Per il reddito di cittadinanza potrebbero servire circa 17-20 miliardi. C’è il rischio che rimanga una chimera elettorale vista la difficile sostenibilità? Non sarebbe meglio implementare Il Rei già attivo da inizio anno?
“A parte le dimensioni degli importi, non è siano così diversi, in entrambi i casi si cerca di dare sostengo a chi ha un reddito troppo basso purché queste persone continuino a cercare lavoro. Si rischia che qualcuno stia a casa aspettando che qualcun altro gli trovi il lavoro. Ci sono più rischi che certezze sui conti pubblici? Sì, ci sono iniziative di spesa e detassazione senza le coperture, rimane un grosso punto di domanda in generale secondo me”