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Coronavirus, Anac: Con emergenza appalti scesi del 24%. 18,6 mld in meno

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L”emergenza coronavirus ha colpito i lavori pubblici dopo il boom del 2019. Appalti congelati con quasi 19 miliardi di lavori persi in 4 mesi. Emerge dalla relazione annuale dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). La Regione più colpita è la Lombardia. Impennata invece della spesa per gli strumenti necessari per affrontare la crisi sanitaria: già al 30 aprile 3 miliardi di euro tra mascherine, guanti e tamponi.

Nel primo quadrimestre 2020 gli appalti sono scesi del 24% per numero e del 33% in valore, pari a 18,6 miliardi in meno. La Regione più colpita è la Lombardia (-63%, pari a una flessione di circa 10 mld), mentre alcune Regioni nel primo quadrimestre 2020 hanno fatto addirittura registrare dati positivi, come il Lazio (+14%, pari a 550 mln). Lo segnala l’Anac nel rapporto annuale. Nel 2019 il valore complessivo degli appalti pubblici si è invece attestato a 170 miliardi di euro, oltre 30 mld in più del 2018 (+23%): una cifra record, mai toccata dal settore in precedenza. Dal 2016, anno di introduzione del nuovo Codice, la crescita è stata del 69%. 

“Va tuttavia rilevato – precisa l’autorità – che a causa dell’emergenza sanitaria 22 mila procedure di gara, per un valore di 23 miliardi, non sono ancora state ‘perfezionate’ (ovvero non è stato pubblicato il bando o la lettera di invito). Dal momento che il tasso di perfezionamento delle procedure si aggira attorno al 90%, è possibile ipotizzare che i dati definitivi, sia a livello nazionale che locale, saranno assai meno negativi di quanto appaiano attualmente”.

Nel primo quadrimestre la Banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp) detenuta dall’Anac ha registrato 61.637 procedure connesse all’emergenza sanitaria, per una spesa complessiva di 3 miliardi (3,04 mld per l’esattezza). La gran parte dell’importo, oltre 2 miliardi, è riferibile al periodo più critico dell’emergenza, ovvero quello compreso fra il 1° marzo e il 10 aprile.La voce di spesa più significativa è quella relativa alla fornitura di dispositivi di protezione individuale (dpi), che da sola rappresenta quasi il 70% del totale: mascherine (1 mld e 165 mln) e altri dpi come guanti, camici e visiere (942 mln). “L’emergenza ha determinato, com’era prevedibile, un impatto molto rilevante sulla finanza pubblica – si legge nella Relazione annuale dell’Anac -. A questo dato, legato in parte alle naturali dinamiche del mercato connesse all’accaparramento di tali prodotti sullo scenario internazionale, non possono ritenersi estranei comportamenti speculativi e predatori da parte di soggetti variamente posizionati lungo la catena di fornitura”. Fra le principali criticità che possono occorre in simili frangenti, la Relazione dell’Anac elenca: “Abnorme lievitazione dei prezzi rispetto ai prezzi riconoscibili ante emergenza e forte variabilità degli stessi sul territorio nazionale” e “scostamento nella qualità e quantità delle forniture rispetto alle caratteristiche richieste”.

L’allarme sulla corruzione. “Abbassare la guardia e alimentare la percezione generale che il problema della corruzione non sia poi così rilevante, soprattutto in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo, sarebbe un grave errore e un arretramento rispetto agli importanti passi avanti compiuti”. Così il presidente facente funzioni dell’Anac Francesco Merloni nella relazione annuale.

“Da un esame delle informazioni disponibili emerge che il fenomeno corruttivo è piuttosto polverizzato e multiforme, e coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese“. Così il presidente facente funzioni dell’Anac Francesco Merloni nella relazione annuale.”Il valore della tangente è di frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti – aggiunge -. Desta particolare allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco, 2.000 o 3.000 euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro. Tra le contropartite più singolari (riscontrate nel 21% dei casi esaminati), figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato quest’anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino offerto un abbacchio! “.

Le organizzazioni criminali ricorrono sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi, approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso, con effetti devastanti sul sistema economico e sulle imprese sane, già pesantemente colpite dalla crisi”. Così il presidente facente funzioni dell’Anac Francesco Merloni nella relazione annuale, che spiega: “Lo sforzo di analisi, necessario per una migliore comprensione e tipizzazione del fenomeno corruttivo, abbraccia altri ambiti connessi, come quello delle interdittive antimafia, che le Prefetture comunicano all’Autorità per l’inserimento nel Casellario informatico delle imprese. Il trend è in continuo aumento11. Nel 2019 sono stati comunicati 633 provvedimenti, contro i 573 del 2018, il 10% in più, e dal 2015 siamo circa a 2.600”.

Per superare la crisi, sembrano riaffacciarsi in questi giorni ipotesi rischiose come quelle di un largo utilizzo dei ‘super-commissari’, del ‘modello Genova’ per alcuni appalti sopra soglia, con amplissime deroghe (ad accezione delle norme penali e di quelle antimafia), e l’affidamento diretto fino a 150.000 euro senza alcuna consultazione delle imprese”. Così il presidente facente funzioni dell’Anac Francesco Merloni nella relazione annuale.”Ben vengano tutte le semplificazioni per aiutare amministrazioni e imprese – aggiunge – ma non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio; al contrario, le deroghe indiscriminate creano confusione, i rup e le imprese non hanno punti di riferimento e si rischia di favorire la corruzione e la paralisi amministrativa”. 

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