Il Decreto Liquidità che consente alle imprese di ottenere prestiti a tasso zero, garantiti dallo Stato, è in dirittura d’arrivo, ma gli ultimi dettagli da definire complicano la stesura finale del testo. Dopo l’ok arrivato da Roberto Gualtieri per una garanzia al 100% per le somme al di sotto degli 800mila euro e al 90% per quelle al di sopra, continua il pressing di Iv e M5S perché la garanzia statale sia totale per tutti. “La garanzia statale al 100% alle banche per dare subito ad aziende e partite Iva il 25% del fatturato 2019 (da restituire a partire dal 2022) è la vera misura di ripartenza. Italia Viva sostiene con forza, da giorni, questa proposta. Facciamola semplice, facciamola subito”, cinguetta a trattativa in corso Matteo Renzi. E per trovare la quadra, viene spiegato, mancherebbero pochi metri.
Intricato, poi, il nodo su chi dovrà, in concreto, prendere in carico le garanzie dei prestiti. Per scioglierlo Giuseppe Conte ha convocato oggi a palazzo Chigi il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e l’ad di Cdp Fabrizio Palermo. Diverse, in realtà, sono le riunioni che si susseguono. Il clima, viene riferito, è di “massima collaborazione”, alla ricerca delle “migliori soluzioni” per dare risposte alle imprese. La distanza, comunque, resta.
Roberto Gualtieri e i tecnici del Mef, viene spiegato, spingono perché garante sia la Sace, società controllata da Cdp e che per l’occasione, secondo il titolare dell’Economia, potrebbe passare a via XX settembre. I cinque stelle vorrebbero invece fosse direttamente Cassa depositi e prestiti, fidando nell’ad Palermo.
Nuove risorse arrivano poi dal Ministero dello Sviluppo Economico che potenzierà l’attuale Fondo di Garanzia per le Pmi con la dotazione di circa 7 miliardi da qui alla fine dell’anno e la capacità, stima Stefano Patuanelli, “di generare circa 100 miliardi di euro di liquidità per le aziende fino a 499 dipendenti”.
Il Consiglio dei ministri dovrebbe tenersi oggi, anche se ancora non è stato convocato. Sul tavolo del Governo dovrebbe esserci anche il decreto scuola, che – dato il protrarsi del lockdown – dovrà stabilire come concludere l’anno scolastico e normare i vari esami, e il provvedimento di estensione della golden power.
Intanto la commissione Bilancio di palazzo Madama riprende l’esame del decreto Cura Italia. Il confronto tra Governo e opposizioni va avanti, coordinato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. Se non si dovesse trovare l’accordo, spiegano fonti di maggioranza, non è escluso (“scontato”, lo definisce qualcuno) il ricorso alla fiducia.
Registrata la strategia economica, Conte tornerà ad occuparsi della graduale ripartenza. Ad oggi, spiega il premier, impossibile dire quando il lockdown finirà. La strada imboccata, però – è sicuro – “è quella giusta”.
A decidere i passaggi del ‘disgelo’ oltre al comitato scientifico, potrebbe essere una cabina di regia composta anche da governatori e amministratori locali. “Adesso, però – è l’appello di tutti – guai ad abbassare la guardia”.