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Coronavirus: l’Europa al centro della pandemia. Boom di casi in Spagna e Francia

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 L’Europa è il centro della pandemia di Covid-19, con i contagiati, malati e morti che continuano ad aumentare in Italia, Francia, Spagna e altre nazioni. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), le persone infettate nel mondo sono oltre 132mila, i morti più di 5mila: “un tragico primato”, lo ha definito il direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Ogni giorno – ha aggiunto – sono riportati più casi di quanti ne siano stati segnalati in Cina all’apice della sua epidemia”. L’Oms ha anche lanciato una raccolta fondi per contrastare la pandemia, le cui conseguenze possono essere letali per le persone più vulnerabili, come gli anziani e chi ha altri problemi di salute.

Le misure per tentare di contenere i contagi sono estreme e sempre più Paesi vi fanno ricorso. In Europa ‘salta’ la zona Schengen con frontiere sprangate o controllate, le scuole e i negozi non indispensabili vengono chiusi, i raduni vietati, le aziende invitate ad applicare il telelavoro. Nuove restrizioni ai confini sono state imposte da Portogallo, Repubblica Ceca, Svizzera, Danimarca e Polonia (che hanno chiuso a tutti gli stranieri). E dopo che gli Usa giovedì hanno bloccato i voli da gran parte dell’Europa, il Canada ha chiesto ai cittadini di non andare all’estero.

I numeri della pandemia crescono in Europa. In Spagna i casi sono oltre 4.200 e i morti 120. Le infezioni a Madrid sono più di 2mila e si pensa a trasformare degli hotel in ospedali, mentre le autorità catalane hanno predisposto la “chiusura” della regione attendono solo l’assenso di Madrid per attuarla. Il premier socialista Pedro Sanchez ha annunciato due settimane di stato d’emergenza a partire da sabato, con la “mobilitazione di tutte le risorse, incluso l’esercito”. In Francia, dove in 24 ore i contagi sono stati 800 portando il totale a 3.661, con 79 morti, il presidente Emmanuel Macron già giovedì aveva annunciato la chiusura delle scuole a tempo indefinito. Ha garantito che le elezioni di domenica si svolgeranno, diversamente da Londra che ha rinviato di un anno quelle previste a maggio, salvo annunciare deboli misure contro la diffusione del virus che intanto ha causato quasi 800 contagi, 208 in più in un giorno. Il Canada ha chiuso il Parlamento per cinque settimane e la Louisiana è stata il primo Paese negli Usa a rinviare le primarie in vista delle presidenziali.

E sempre negli Usa il presidente Donald Trump, che per giorni ha sminuito la situazione, ha ceduto: ha dichiarato lo stato d’emergenza aprendo a 50 miliardi di dollari da usare sul territorio per contrastare la malattia. Negli Usa i contagiati sono oltre 1.700 e i morti più di 40, lo Stato di New York è quello più colpito. Congresso e amministrazione hanno intanto raggiunto un accordo per un pacchetto di aiuti su giorni di malattia pagati per i lavoratori, test gratuiti e altre risorse, mentre la Guardia nazionale è stata mobilitata in sei Stati (Florida, Iowa, Louisiana, New York, Rhode Island e Washington). Trump ha anche promesso, rispondendo alle dure critiche dell’ente medico sulla carenza dei test, che nel prossimo mese ne saranno effettuati 5 milioni.

Dall’altra parte del mondo, dove tutto è iniziato, l’allarme si smorza da giorni. In Cina le nuove infezioni sono state appena otto, i decessi sette e più di 64mila persone sono state dimesse dall’ospedale. Simile la situazione in Corea del Sud, dove i casi sono quasi 8mila e il numero di 110 nuovi contagi in un giorno è il più basso da due settimane. Diversa la situazione in Iran, sempre preoccupante: più di 10mila infettati e 400 morti, con il timore internazionale che il dato reale sia più alto. Le misure di contrasto paiono insufficienti e Teheran ha chiesto agli Usa di allentare le sanzioni per facilitare l’importazione di farmaci.

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