La proposta di legge sul taglio agli stipendi dei parlamentari targata Movimento 5 stelle è approdata nell’aula della Camera, ma la sua vita si preannuncia già breve. La battaglia praticamente già anticipata domenica tra il botta e risposta tra il premier Matteo Renzi e Luigi Di Maio, si consumerà tra oggi e domani mattina con la maggioranza pronta a chiedere il rinvio in commissione Affari costituzionali per “vizio di forma”. In sostanza il provvedimento a firma Roberta Lombardi è approdato nell’emiciclo di Montecitorio senza mandato del relatore e senza che siano stati discussi emendamenti. Motivo per cui il presidente della commissione, Andrea Mazziotti, o un capogruppo ne richiederà nuovamente l’esame.
Oggi sarà la giornata più importante per il provvedimento che vede in prima fila a sua difesa proprio il leader di M5S, Beppe Grillo. Quella del taglio alle indennità dei parlamentari è infatti una delle battaglie simbolo dei pentastellati e per questo il comico genovese sarà oggi in aula, seduto nella tribuna tra i cittadini, mentre fuori un gruppo di deputati grillini si riunirà con militanti per un sit-in a sostegno della proposta di legge.
Ieri, mentre il dibattito in aula è stato tiepido, con qualche scaramuccia tra Pd e M5S, tra numerosi banchi vuoti, sui social è stato proprio Grillo ad aprire le danze dei botta e risposta. “Nessun parlamentare morirà di fame o stenti – scrive sul suo blog -. Avranno tutti uno stipendio adeguato al loro lavoro e non un compenso d’oro alla faccia di chi non arriva a fine mese. Il risparmio previsto è 61 milioni dagli stipendi e 26 milioni dalle spese telefoniche e di viaggio. In totale 87 milioni di euro più il valore incommensurabile di un gesto per riavvicinare la classe politica ai cittadini, i veri datori di lavoro di tutti i deputati e senatori”. Poi l’affondo “chi voterà contro questa legge lo farà per egoismo, per tenersi i suoi privilegi, per tenersi i suoi soldi. Nulla vi è dovuto e il vostro non è uno stipendio, ma un privilegio inaccettabile: avete gli stipendi parlamentari più alti di tutta Europa nel Paese europeo che più di tutti soffre la crisi e la disoccupazione e nell’unico insieme alla Grecia in cui non esiste un Reddito di Cittadinanza”. La Lombardi, madrina della pdl,intervenendo durante il dibatto incita i deputati del Partito democratico a votare a favore con un “basta un Sì”, mentre Luigi Di Maio invita Renzi “a venire in aula”.
La risposta secca arriva a stretto giro: “Quella del M5s sul taglio delle indennità dei parlamentari è una battaglia strumentale che svela la grande difficoltà di motivare il No a una riforma che produrrà alcune centinaia di milioni di risparmio agli italiani. Difatti, mentre loro propongono il dimezzamento dell’indennità per 315 senatori, noi con la riforma costituzionale taglieremo tutta l’indennità ai senatori, che da 315 passeranno a 100”. Dice Alan Ferrari, deputato del Pd, che definisce la proposta “una farsa”. Per Emanule Fiano capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali la pdl “arriva in Aula, guarda caso, all’indomani delle polemiche che hanno riguardato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio proprio su questo tema. Una proposta di taglio delle indennità al livello più basso di tutt’Europa, controbilanciato però da un uso molto disinvolto dei rimborsi e della diaria”. E poi l’accusa “forse ancora più sospetta – continua – è l’altra coincidenza di una discussione sui costi della politica, proprio a ridosso di un referendum in cui la vittoria del Sì avrebbe come conseguenza una diminuzione dei costi del sistema politico”.