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Covid: Lega strappa e non vota nuovo dl, Draghi tira dritto: Italia sempre più aperta

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“Vogliamo un Italia sempre più aperta, soprattutto per i nostri ragazzi”. Mario Draghi, aprendo il Consiglio dei ministri, annuncia – di fatto – la fine della dad e di ogni tipo di restrizione, anche in zona rossa, per chi ha completato il ciclo di vaccinazione. E’ l’inizio di un percorso, sottolinea il premier, annunciando “un calendario di superamento delle restrizioni vigenti”, reso possibile anche dai dati “molto incoraggianti” che arrivano dalle vaccinazioni. La maggioranza, però, si spacca. I ministri della Lega Massimo Garavaglia e Erika Stefani decidono di non votare il decreto, ritenendo “discriminatorie” le norme che consentono a chi è immunizzato di restare in classe. Giancarlo Giorgetti non è presente.
Il titolare dello Sviluppo economico non partecipa né alla riunione della Cabina di regia né al Consiglio dei ministri. Nel pomeriggio ha un faccia a faccia in Senato con Matteo Salvini e vede Luigi Di Maio e, ripetuti, sono i contatti con il presidente del Consiglio. “Era impegnato in diverse riunioni importanti al Mise”, filtra dal Carroccio, ma – di fatto – il suo eventuale dissenso non viene messo a verbale. Una nota scritta insieme a Garavaglia e Stefani serve a fugare ogni dubbio: “Pur condividendo le misure di apertura contenute nel decreto approvato oggi in Cdm, in coscienza non potevamo approvare la discriminazione tra bambini vaccinati e non vaccinati”.

Draghi, in ogni caso, tira dritto. Il premier non fa una piega quando i ministri del Carroccio annunciano la loro astensione. “La Lega ha assunto una posizione, il Governo ha deciso di andare avanti, seguendo il buon senso, i dati e la strategia messa in campo fino ad ora”, è la linea che filtra da palazzo Chigi. E ancora: “Il decreto è stato approvato, storia chiusa”. Roberto Speranza e Patrizio Bianchi, che illustrano il provvedimento in conferenza stampa, sono d’accordo. “Non c’è nessuna discriminazione. Credo che questa sia una parola sbagliata che nulla ha a che vedere con il decreto che abbiamo approvato oggi – taglia corto il ministro della Salute. La scelta di consentire ai vaccinati di restare in classe “è un’indicazione di marcia – gli fa eco il titolare dell’Istruzione – Non c’è nessuna attitudine a discriminare da parte del Governo o del presidente”. Bianchi prova a smorzare i toni: in Consiglio dei ministri “c’è stata una discussione straordinariamente responsabile da parte di tutti. Non vi è stato né scontro né polemica, vi è stata una precisazione da parte dei colleghi della Lega che è stata registrata con la massima attenzione e responsabilità”, racconta. “Questo per oggi, rispetto al futuro io non posso rispondere ma credo che il clima sempre aperto e straordinariamente disponibile ad un confronto sia alla base del nostro lavoro”, l’auspicio.

Non la pensano così al Nazareno. “Quanto accaduto oggi in Cdm è un atto preoccupante che rischia di aumentare l’instabilità e creare nuova confusione nel Paese – ragionano i Dem – Salvini e la Lega hanno a più riprese affermato giustamente di avere a cuore il rafforzamento dell’esecutivo nell’interesse dell’Italia. Confidiamo, quindi, che quello di oggi sia solo un incidente di percorso e che da domani la maggioranza torni compattamente al fianco del presidente del Consiglio”. A fare sponda con la Lega, pur avendo i ministri pentastellati votato il decreto, il M5S: “Non possiamo dirci soddisfatti per quanto riguarda la differenza di trattamento tra studenti vaccinati e non: ancora una volta ribadiamo che la scuola è e deve rimanere luogo di inclusione. Penalizzare i più piccoli per le scelte compiute dai loro genitori è sbagliato e fa segnare un pericoloso passo indietro nell’impegno a garantire il più possibile il diritto all’istruzione in presenza”, mettono nero su bianco a sera i deputati della commissione Cultura.

Il lavoro del Governo, intanto, va avanti. Superata la prova Pnrr. Il Cdm, filtra da palazzo Chigi, “valuta positivamente lo stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza dei Ministeri coinvolti”. Sono 113 i bandi e gli avvisi emanati al 31 gennaio, per un importo complessivo pari a circa 27,86 miliardi di euro, 48 quelli aperti per un ammontare di risorse da assegnare pari a 23,17 miliardi.

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