Stefano Cucchi fu colpito dai tre carabinieri, indagati per omicidio preterintenzionale, che lo avevano arrestato con “schiaffi, pugni e calci”. È quanto si legge nell’avviso di chiusura indagine della procura di Roma firmato da Giuseppe Pignatone e Giovanni Musaro’.
Il pestaggio, per l’accusa, causò tra l’altro “una rovinosa caduta con impatto al suolo in regione sacrale” provocando sul giovane “lesioni personali che sarebbero state guaribili in almeno 180 giorni e in parte con esiti permanenti, ma che nel caso in specie, unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che avevano in cura Cucchi presso la struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini, ne determinavano la morte”.
Nell’inchiesta bis sono indagati per omicidio preterintenzionale e abuso d’autorità i tre carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l’arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, risponde di calunnia con gli altri due, nei confronti degli eventi di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso del prima inchiesta.