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Da Renzi a Salvini: quando volare diventa ‘pericoloso’

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Volo di Stato o viaggio transoceanico in Economy? Auto blu o mezzi pubblici? Servizi d’ordine con auricolare all’orecchio e spalle larghe o ‘scorte’ umane fatte da cittadini ben motivati? Da quando i (troppi) privilegi della politica sono stati sbattuti in prima pagina è corsa tra i rappresentanti di partiti e istituzioni a farsi cittadini tra i cittadini e ad attaccare gli avversari accaniti membri (o presunti tali) della tanto odiata ‘casta’.

Roba da M5S, certo. Ma non solo. Enrico Letta, ad esempio, scelse di guidare la sua Panda per andare al Quirinale a ricevere l’incarico da premier da Giorgio Napolitano. E Graziano Delrio percorse in bicicletta via del Tritone, quando si trattò di lasciare la presidenza del Consiglio e trasferirsi al ministero dei Trasporti.

Ai grillini nella passata legislatura – la loro prima in Parlamento – però, toccò marcare le differenze rispetto ai partiti tradizionali e denunciarne le malefatte. Ecco allora la campagna contro quello passato alle cronache come ‘Air Force Renzi‘. L’ex premier aveva deciso di stipulare un contratto di leasing con Etihad per questo grosso Airbus A-340 per “portare gli imprenditori” in giro per il mondo a firmare accordi bilaterali ed esportare il Made in Italy, ma non lo ha mai utilizzato, anche per evitare di prestare il fianco ai facili attacchi grillini. Per il M5S  avrebbe voluto metterci dentro anche una vasca Jacuzzi e una cabina matrimoniale extralusso, ma niente del genere fu mai realizzato e l’ex segretario Pd ha sempre bollato la cosa come “la più grande delle fake news”.

L’occasione era comunque troppo ghiotta per il M5S. Arrivati al Governo il premier “del cambiamento” Giuseppe Conte decise di rescindere il contratto e Di Maio e Toninelli, convocarono prontamente la stampa nel più grande hangar dell’aeroporto di Fiumicino, con tanto di visita guidata a bordo trasmessa in diretta Facebook, per mostrare ‘il mostro’ a follower e militanti. “Questo aereo è il simbolo dell’ancien regime, il simbolo di un regime che è caduto. Non un regime dittatoriale, ma quello dell’arroganza di un potere mandato a casa dai cittadini”, tuonò Di Maio.

In effetti il vicepremier pentastellato utilizza da sempre voli di linea anche per le missioni più lunghe. La prima volta che andò in Cina registrò addirittura un videomessaggio dall’aereo Alitalia prima del decollo: “In partenza per la Cina. In missione per le imprese italiane  Si vola con aerei di linea ovviamente. Mai preso un volo di Stato in 3 mesi e mezzo da ministro, esattamente come vi avevo promesso”, disse. Fu in quell’occasione che commise la gaffe di chiamare ‘Ping’ il presidente cinese e le opposizioni non si lasciarono sfuggire l’occasione: “Prenda pure la business la prossima volta, arriverà più fresco e riposato e non ci farà fare figuracce”.

Adesso tocca a Matteo Salvini, finito sotto inchiesta alla Corte dei Conti per un presunto abuso dei voli di Stato. Il ministro dell’Interno avrebbe volato con un elicottero extralusso della polizia per fare i suoi comizi. Lui nega e rivendica il fatto di volare in Economy quando può. I cinque stelle gli chiedono di chiarire. Del resto un giro in felpa è gratis, quelli in elicottero no.
 

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