All’indomani dello sbarco dei 137 migranti e dell’iscrizione nel registro degli indagati di Matteo Salvini per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, i due vicepremier hanno preso la parola sulle pagine dei quotidiani italiani.
“Da Agrigento verranno tante cose positive e quindi ringrazio il pm perchè sarà un boomerang”, ha affermato il ministro dell’Interno Matteo Salvini in un’intervista al Messaggero, spiegando che non farà passi indietro perchè non si lascia intimidire. Anzi, va fatta una riforma della giustizia, “ma non per l’inchiesta su Salvini – precisa – ma perchè abbiamo milioni di processi arretrati e questo è uno dei problemi che frenano gli investimenti in Italia. Una riforma dei tempi della giustizia serve. Poi affronteremo la separazione delle carriere e il correntismo della magistratura”.
In un’intervista alla Stampa, invece, parla Luigi Di Maio, che difende il collega. Matteo Salvini dovrebbe dimettersi? “No”. È la risposta secca del leader a 5 stelle. “L’indagine di Agrigento – spiega – è un atto dovuto. Perché le decisioni prese a proposito della Diciotti facevano capo al Viminale. Ma le scelte del governo sono state condivise. Inoltre mi lasci dire che c’è una bella differenza tra un politico indagato per un atto dovuto perché fa l’interesse della nazione ed eletti del Pd indagati per corruzione, concussione e istigazione a delinquere. Quando sarà il momento lo spiegheremo ai giudici con i quali non ci vogliamo certamente mettere in contrapposizione. Sono logiche del passato che non ci appartengono e dalle quali prendiamo le distanze. È giusto e normale che i giudici facciano serenamente il loro lavoro”. La gestione della Diciotti, quindi, non è stata disastrosa? “No. È stata un chiaro segnale al mondo per dire che l’Italia fa sul serio sulla redistribuzione dei migranti. E i giorni passati per risolvere il caso sono serviti a trovare la soluzione migliore per chi era a bordo. Persone che invece di finire in un lager come il Cara di Mineo avranno sistemazioni dignitose. Persone che abbiamo assistito quotidianamente con l’aiuto di medici, psicologi e mediatori culturali. La loro salute è stata la nostra prima preoccupazione. Su quella nave non è salita solo la Boldrini”.