La rivoluzione dell’assegno di divorzio “è un omaggio alla donna vista in posizione paritaria”. Parola dell’avvocato Cesare Rimini, noto matrimonialista ed esperto della materia, che, intervistato da La Presse, commenta la sentenza della Cassazione secondo cui il criterio nel definire l’assegno divorzile da passare all’ex moglie o marito non è più il tenore di vita ma la valutazione dell’indipendenza economica reale dell’ex coniuge.
Ma come? La donna non è proprio il soggetto debole quando finisce un matrimonio?
Questa sentenza della Cassazione vede la donna come qualcuno che può farcela da sola, anche se purtroppo questo non è sempre vero nella realtà.
Cosa cambia nel concreto?
Viene tendenzialmente escluso il criterio del tenore di vita, che prima ad esempio teneva conto del fatto che un coniuge durante il matrimonio andava in vacanza in un hotel a 5 stelle. Con il nuovo orientamento giurisprudenziale invece si tiene conto di ciò che la moglie o il marito che deve percepire l’assegno di divorzio ha: lavoro, conti in banca, case, proprietà.
Dopo la notizia di questa sentenza quanti suoi clienti l’hanno chiamata in studio per capire se per loro poteva cambiare qualcosa ?
Molti. Ma sono dell’avviso che questa sentenza non cambierà nulla negli assegni divorzili già stabiliti.
Come può cambiare nella società rispetto alla percezione del matrimonio questa novità della giurisprudenza?
Può rendere meno timorosi i giovani che vogliono contrarre matrimonio. Infatti le conseguenze di un eventuale divorzio ora possono apparire meno pericolose economicamente. Insomma, la crisi matrimoniale non rappresenta più un dramma come prima sotto l’aspetto finanziario.
Ma ci sono alternative all’assegno di divorzio quando il ménage coniugale finisce in divorzio ?
Si, ricordo che in sede di divorzio si puo concordare una ‘una tantum’: una somma o un immobile con cui si chiude la partita definitivamente, come si dice fra addetti ai lavori in modo ‘tombale’.