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Draghi: Soldi Dl sostegno ad aprile. Mi vaccinerò con Astrazeneca

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E’ durata poco più di un mese la luna di miele tra Mario Draghi e i partiti della sua maggioranza di governo. Al primo provvedimento ‘pesante’, quello che con i 32 miliardi di scostamento di bilancio autorizzato a gennaio mira a dare sostegno a imprese e lavoratori ma anche a stanziare nuove risorse per la campagna vaccinale e la lotta al Covid, si è tornati a un film già visto, con il Cdm rinviato prima di un’ora e poi iniziato altre due ore e mezza dopo e la conferenza stampa del premier – la prima – trasmessa nelle case degli italiani all’ora di cena. Il premier però, alla fine dei conti, è convinto che sia andata bene: “Abbiamo conciliato le vedute”. Del resto “tutti i partiti sono entrati nel governo con un bagaglio di idee, annunci, tutti hanno delle ‘bandiere’. Si tratta di chiedersi quali sono le bandiere identitarie di buon senso e a quali si può rinunciare senza fare un danno alla propria identità e all’Italia”.

I temi sul tavolo erano tanti ma uno, in particolare, ha fatto fibrillare la maggioranza con Lega e Forza Italia sulle barricate. Il testo in entrata prevedeva la cancellazione per gli importi fino a 5mila euro affidati alla riscossione dal 2000 al 2015. Praticamente un condono, secondo Pd e Leu. “E’ un provvedimento per le famiglie, non per i grandi evasori”, la risposta della Lega. Alla fine, dopo ore di trattative – e la minaccia del Carroccio di disertare la riunione – la mediazione: stralciate le cartelle fino al 2011 per chi ha un reddito inferiore a 30mila euro annui, mentre il magazzino fino al 2015 sarà smaltito con la riforma per l’efficientamento del sistema della riscossione. “Passa la nostra linea: il governo decide di procedere alla riforma della disciplina dei crediti inesigibili, per avere una riscossione efficiente e moderna”, esultano anche da Italia viva. Tira le somme il premier, con la franchezza che lo contraddistingue: “E’ un condono ma è un condono che riguarda multe di 10 anni fa”, per delle cartelle “fino a 5mila euro e con un tetto di reddito”. Il punto, dice Draghi, è che “lo Stato non ha funzionato ed è importante che sia prevista una piccola riforma dei meccanismi di riscossione e discarico delle cartelle, il fatto di accedere a un condono oggi non avrebbe risolto il problema”.

Sugli aiuti “il più veloci possibili, con più soldi possibili, a più gente possibile” è incentrato il grosso del provvedimento: dei 32 miliardi tre quarti sono destinati a questo scopo, con 11 miliardi solo alle imprese. “Questo decreto è una risposta consistente alle povertà e ai bisogni delle imprese e dei professionisti, abbiamo fatto il massimo che potevamo fare con questo stanziamento”, dice il premier promettendone un altro con il Def che deve essere ancora quantificato. La conferenza stampa più che il modello italiano segue quello europeo, una breve introduzione e poi domande e risposte. Draghi non si sottrae, risponde a tutte le provocazioni, anche quella sulla sudditanza alla Germania nella decisione su Astrazeneca: “La decisione non è stata presa per imitazione o ‘per interessi tedeschi’, niente del genere, secondo me era giusto perché chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso”. Ma sull’Ue è in sintonia con Merkel: “Se il coordinamento Ue viene meno bisogna essere pronti a far da soli. E’ questo che ha detto la Merkel e questo dico io qui”. Nel frattempo assicura che anche lui si vaccinerà con Astrazeneca, “non mi sono ancora prenotato”. E che servono “regole comuni”, partendo dagli anziani e dai fragili. Ma bisogna ingranare la marcia e migliorare: “le regioni vanno in ordine sparso e questo non va bene, andiamo forte a livello nazionale ma le regioni sono difformi sia nei criteri che nella capacità di somministrare i vaccini. Alcune arrivano al 25% altre al 5%”. E la scuola è un’altra priorità: “Per quel che mi riguarda la scuola sarà la prima a riaprire quando la situazione dei contagi lo permetterà”almeno “fino alla prima media”.

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