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Edilizia, allarme Ance su manodopera: “Ne manca la metà”

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Allarme manodopera nell’edilizia. Il settore in Italia “ha di fronte almeno 10 anni di lavoro intenso con continuità, ma le aziende hanno difficoltà di reperimento di personale qualificato. Sono disponibili solo la metà dei lavoratori richiesti dalle imprese. Servirebbero 54mila figure professionali di livello operativo, a tutti i livelli, dal capocantiere ai più esecutivi, dall’ operaio comune a quello qualificato. Il doppio di quelle effettivamente pronte e disponibili”. A illustrare la situazione è Paola Malabaila, presidente Ance Piemonte e Valle d’Aosta, a LaPresse. E bisogna guardare indietro per capire cosa è accaduto.

La crisi lunga 10 anni e poi la ripartenza

“L’edilizia sconta 10 anni di lunga crisi – dice Malabaila – e quindi di mancata formazione dei lavoratori, che andrebbe pianificata a lungo termine. L’edilizia è stata per un decennio fra i settori più fermi. Poi con le misure degli ultimi governi e con i bonus è ripartita, ma ora non è pronta la manodopera formata di figure personali tecniche. Eppure non si può non sottolineare che questa ripartenza del settore è stata importante perché l’edilizia rappresenta il 10% del Pil con un impatto occupazionale di 900mila unità fra agosto 2020 e ottobre 2022, e con l’attivazione di 80 miliardi di produzione diretta e di 38 miliardi di produzione indiretta e 43 miliardi di gettito”.

“Nei 10 anni di stallo anche le famiglie non hanno visto nell’edilizia uno sbocco professionale sufficientemente attraente per i figli. Ora la situazione è cambiata. Il settore vedrà 10 anni di trend positivo, anche grazie al Pnnr, e può essere di nuovo considerato attrattivo per i giovani. Solo per fare un esempio gli attuali 400 neoiscritti ai corsi di ingegneria del Politecnico di Torino di cui la metà stranieri non basteranno per le esigenze del settore, sono meno della metà di quelli che servirebbero. Un altro dato: ogni anno i diplomati all’Istituto tecnico per Geometri sono 5.800 in Italia e noi ne abbiamo bisogno del doppio”.

Con Pnrr sarà boom di richieste di personale specializzato

Un allarme che arriva anche dal mondo delle agenzie per il lavoro: “Il comparto edilizia, in forte crescita nel 2021 e 2022, denuncia un allarmante carenza di personale specializzato“, segnala Orienta. “Continua il boom di richieste di personale qualificato per il settore dell’edilizia anche per il 2023 in cui si prevede un aumento del + 25% delle opere pubbliche con l’avvio dei cantieri finanziati dal Pnrr. – sottolinea l’agenzia – Muratori specializzati e qualificati, manovali, carpentieri, capponisti, idraulici, pavimentisti, assistenti cantieri, sono tra le mansioni più ricercate nel settore ma allo stesso tempo sempre più difficili da trovare nel mercato del lavoro”. Solo Orienta ha stimato, al momento, una ricerca di oltre 150 di queste figure lavorative. Ma non basta. La presidente Malabaila ricorda il tema del turnover: “nei prossimi anni 150mila addetti del settore andranno in pensione e andranno sostituiti”.

La formazione

La risposta a questa carenza di manodopera le imprese la vedono nella formazione. Da fine 2022 stanno partendo anche grazie ai fondi del Pnrr dei corsi con una retribuzione per i corsisti, una iniziativa chiamata Pnnr Academy, un piano di formazione e aggiornamento per professionalizzare le stazioni appaltanti. Un progetto pilota che è al via anche in Piemonte con cui formare i dipendenti e anche il personale non attualmente occupato. Sempre nel Pnrr poi è prevista una quota per l’occupazione giovanile e femminile, quest’ultimo soprattutto a livello impiegatizio e tecnico, “importante per garantire il ricambio generazionale”.

Se in altri settori sul banco degli imputati per la carenza di personale c’è il Reddito di cittadinanza, non è così per l’edilizia. Malabaila ricorda che “il nostro settore è stato fra i primi nel 2022 a rinnovare il contratto e le nostre retribuzioni sono fra le più alte, naturalmente a fronte di un lavoro impegnativo”. La situazione è arrivata al punto che le aziende, le figure come i capocantiere “se le contendono con un gioco al rialzo sulla retribuzione”, assicura Malabaila a LaPresse, parlando di cifre che possono arrivare in certi casi a 3.500 euro mensili.

Intanto sul settore delle costruzioni pesa la corsa dei prezzi. “Il rincaro materiali e quello della manodopera non ci consentono di chiudere le commesse con un conto economico positivo: l’unico modo è l’abbassamento del costo del lavoro che con forza Ance sta perseguendo”, fa notare la presidente Malabaila.

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