Occhi puntati sull’Egitto, alla notizia dell’arresto dell’attivista egiziano Patrick George Zaki, studente all’università di Bologna, di cui si sono perse le tracce per 24 ore e poi ricomparso in una stazione dei servizi di sicurezza. Sullo sfondo, il caso irrisolto di Giulio Regeni, il ricercatore trovato torturato e ucciso alla periferia del Cairo il 3 febbraio 2016. Zaki era ricercatore per l’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr) e nell’agosto 2019 aveva sospeso la collaborazione per frequentare a Bologna il master in Studi di genere e delle donne (Gemma) a Bologna. Da allora non era più tornato a casa, ad al-Mansoura. È partito per fare visita alla famiglia giovedì e nella notte è stato arrestato al Cairo, dopo l’arrivo in aeroporto.
Nelle 24 ore successive, di lui si sono perse le tracce. L’ong Eipr ha poi ricostruito che è stato trasferito in una sede dei servizi di sicurezza nella capitale e poi in un’altra ad al-Mansoura. Nel frattempo, ha raccontato lo studente agli avvocati che lo hanno incontrato dopo che è ricomparso, è stato picchiato, sottoposto a scosse elettriche, minacciato e interrogato sul suo lavoro e attivismo. I procuratori gli hanno presentato un rapporto di polizia, “che afferma falsamente che è stato arrestato a un posto di blocco nella sua città natale, a seguito di un mandato pendente emesso nel settembre 2019”, quando Patrick George era già in Italia, ha dichiarato l’Eipr. Lunga la lista di gravi accuse nei suoi confronti, tra cui istigazione alle proteste non autorizzate per minare l’autorità statale, istigazione alla rivolta contro lo Stato e a commettere violenza e crimini terroristici. Amnesty Italia e l’Egyptian Center for Economic and Social Rights (Ecesr) hanno poi fatto sapere che la procura ha deciso 15 giorni di custodia cautelare.
Il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, sottolinea il rischio che Zaky sia sottoposto a tortura e detenzione prolungata. “Credo sia opportuno che il governo italiano si faccia sentire, perché Patrick George è una persona che studia nel nostro Paese. Se il governo non agisse, sarebbe l’ennesimo segnale che è poco interessato ai diritti e lo è di più a vendere navi all’Egitto”, ha aggiunto, facendo riferimento alle imbarcazioni da guerra che l’Italia si prepara a vendere al Cairo e all’inconcludente collaborazione per individuare i responsabili dell’assassinio di Regeni. Fonti della Farnesina hanno fatto sapere che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, segue con attenzione la vicenda, attraverso l’ambasciata al Cairo. L’Eipr, intanto, ha chiesto “l’immediato rilascio di Patrick George”, aggiungendo che dall’ottobre 2019 sei membri del suo staff sono stati “fermati temporaneamente e interrogati”. Su Change.org una petizione chiede il rilascio dello studente, affermando: “Le forze di sicurezza dello Stato egiziano sono lo stesso gruppo coinvolto nell’assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni al Cairo nel 2016”.