Il mondo ci guarda, si interroga, si stupisce: Davvero Silvio Berlusconi torna alla ribalta? Chi sono i 5Stelle e hanno legami con la Russia di Putin? Dalla Francia agli Stati Uniti, dalla Spagna all’Estremo Oriente: questa settimana giornalisti da ogni angolo del globo si sono riversati a Roma per raccontare le elezioni di domenica. Non sempre in maniera incoraggiante: l’Italia è “il Paese che ha dimenticato di crescere”, per citare il Wall Street Journal.
In un articolo pubblicato oggi dal New York Times il titolo è: “La Russia si intrometterà nelle elezioni italiane? Forse non ne avrà nemmeno bisogno”. “Stavolta il presidente russo Vladimir Putin non dovrà nemmeno disturbarsi, perché i partiti messi meglio sono quelli che, molto probabilmente, sono favoriti da Mosca”, scrive il quotidiano della Grande Mela.
Nell’articolo, in cui si analizza quanto realmente la Russia potrebbe interferire o avrebbe interferito, si ricorda che Matteo Salvini della Lega ha visitato la Russia, per cui non nasconde simpatia, e che Luigi Di Maio ha parlato alla Link Campus University, dove ha insegnato pure Joseph Mifsud, il cui nome è finito nel gran calderone del Russiagate. Viene anche spiegato, comunque, che lo stesso Putin ha detto che “qualunque forza andrà al potere in Italia, c’è consenso politico sullo sviluppo delle relazioni con la Russia”.
Il Financial Times, in un editoriale dedicato alla situazione italiana, prospetta la possibilità che Silvio Berlusconi possa tornare al governo dell’Italia, proprio come negli Anni Novanta, quando c’era “una sfiducia generalizzata nei politici”. E l’ex Cavaliere, “come il presidente Usa Donald Trump negli Stati Uniti, ha giocato il ruolo pluto-populista, l’affluente uomo del popolo capace di difendere gli interessi acquisiti e rilanciare l’economia”, anche se Berlusconi poi “non è riuscito a fare né l’una né l’altra cosa: anzi, ha abusato della sua posizione per difendersi dalla legge”. La conclusione del quotidiano economico-finanziario è chiara: “L’Italia si merita di meglio”.
Un’altra prestigiosa pubblicazione di Londra, The Economist, è su una linea simile: “L’aspetto più strano di questa bizzarra campagna elettorale è che, dopo 24 anni, e nonostante una serie di scandali sessuali, e più di 20 processi, Berlusconi rimane un arbitro per le fortune del suo Paese”. Il settimanale, celebre per la sua copertina anni fa in cui definì il Cavaliere “inadatto a governare” ricorda pure la possibilità che l’anno prossimo, nel 2019, Berlusconi possa correre in eventuali nuovi elezioni e diventare premier a 83 anni.
Il quotidiano spagnolo Abc, cattolico e conservatore, racconta oggi in un articolo che negli ultimi mesi il premier Paolo Gentiloni ha guadagnato consensi con il suo stile rassicurante. “All’interno di una grande coalizione, il Pd potrà giocare la carta della continuità”, indicando Gentiloni, che “è un nome più vendibile”, e costituisce “la speranza dell’Europa e dei mercati”.
Anche un altro papabile per Palazzo Chigi, Antonio Tajani, viene trattato con riguardo dallo stesso quotidiano. In un altro articolo, infatti, Abc ricorda che all’attuale presidente dell’Europarlamento è stata dedicata una strada nella cittadina spagnola di Gijòn. Questo perché, quando Tajani era commissario europeo per l’industria, impedì la chiusura di una fabbrica locale e salvò 230 posti di lavoro. “Tajani ha fatto da mediatore con Angela Merkel e con Bruxelles – ricorda il quotidiano – e ha posto un freno alla corrente euroscettica dei populisti Salvini e Di Maio. Un merito di Tajani è che gli piace tenere buone relazioni con tutti”.
Il giornale francese Le Monde pubblica invece un’intervista a Mario Monti, il quale bolla Berlusconi come “padre di tutti i populismi”. Un altro articolo, poi, si concentra molto sulla manifestazione unitaria del centrodestra ieri, mentre “a sinistra l’incognita principale è l’ampiezza della sconfitta annunciata del Partito democratico, che non ha smesso di perdere consensi nei sondaggi degli ultimi mesi”. Il Pd, continua il quotidiano francese, “sconta il discredito personale del suo leader, Matteo Renzi, a tal punto da non riuscire a beneficiare della presenza, tra i suoi ranghi, della figura più popolare nel paesaggio politico italiano”, cioé Gentiloni.