Con metà dei voti scrutinati, Benjamin Netanyahu e la sua coalizione di centrodestra si avviano a vincere le elezioni politiche in Israele. Ieri sera, gli exit poll davano alla pari Netanyahu e il suo sfidante, l’ex generale Benny Gantz (leader dello schieramento Blu e Bianco leggermente più spostato a sinistra), ma il conteggio reale dei voti, a poco a poco sta dando la vittoria al centrodestra che metterebbe insieme 65 seggi sui 120 della Knesset, il Parlamento israeliano. I due partiti maggiori, il Likud di Netanyahu e il Blu e Bianco (Kahol Lavan) di Gantz sono alla pari con 35 seggi a testa, ma il risultato delle altre forze della coalizione stanno facendo pendere la bilancia dalla parte del premier uscente (69 anni) che otterrebbe il quinto mandato consecutivo nonostante i suoi problemi giudiziari e le accuse di corruzione. Anche se, nella pratica, formare un governo di coalizione non sarà semplicissimo.
“Sono molto emozionato. Questa è la notte di una vittoria immensa – ha detto Netanyahu comparendo in televisione con la moglie Sarah – . Sia ringraziato il Cielo che siamo arrivati a tanto. Questa è una vittoria che non si poteva nemmeno immaginare. Il popolo di Israele mi ha confermato la fiducia per la quinta volta”. Poi, il leader del Likud ha promesso “un governo di destra” e ha fatto sapere che già in queste ore “quasi tutti” i capi delle altre forze politiche della possibile coalizione gli hanno confermato l’appoggio.
Al quartier generale di Blue-White a Tel Aviv, Gantz ha anche rivendicato la vittoria. “Questo è un giorno storico, più di un milione di persone hanno votato per noi”, ha detto Gantz di fronte ai suoi sostenitori. “Il presidente deve affidarci il compito di formare il prossimo governo perché siamo il partito più importante”, ha detto prima di promettere di essere “il primo ministro di tutti”.
La coalizione di centrodestra – Ma, con il 95% dei voti scrutinati (ha votato circa il 61% dei 6,3 milioni di aventi diritto) mentre i due partiti maggiori sono alla pari con 35 seggi ciascuno, i due partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism hanno otto seggi ciascuno, Yisrael Beiteinu e l’Unione dei partiti di Destra ne prendono cinque a testa e quattro vanno a Kulanu (il partitino del ministro delle Finanze Moshe Kahlon. Per un totale della coalizione di 65 seggi.
La coalizione di centrosinistra – Tra i partiti di centrosinistra, i laburisti hanno sei seggi, come il partito arabo Hadash-Ta’al. Meretz ne prende quattro e la lista araba Balad arriva appena al limite al 3,5% che le permetterebbe di entrare nella Knesset con 4 deputati. In totale, sono 55 seggi..
Il dato più eclatante resta il successo personale di Benny Gantz, uno che è entrato in politica da pochi mesi e, con questo suo partito Blu e Bianco, ha sfiorato la vittoria. Ma c’è stato anche il crollo del Labour e le liste arabe hanno preso meno voti del previsto perché poca gente è andata a votare nei quartieri arabi delle città.
Se il presidente Rivlin, come ormai praticamente certo, affiderà a Netanyahu il compito di formare il governo, “Bibi” (tanto amato quanto odiato dagli israeliani) supererà a luglio il record di durata al governo di un “padre della patria” come Ben Gurion. Ma, molto rapidamente, Netanyahu si ritroverà nuovamente in acque tumultuose. Il Procuratore Generale ha infatti annunciato a febbraio la sua intenzione di accusarlo di corruzione, frode e violazione della fiducia in tre casi di donazioni ricevute da miliardari, scambi di favori e tentativi di collusione con la stampa. Il Procuratore Generale ha fissato il 10 luglio come termine per un’ultima audizione prima di decidere di incriminarlo. Netanyahu rivendica la sua innocenza e denuncia una “caccia alle streghe”. contro di sé.
E “Bibi” , come ha già fatto in altre occasioni, ha tirato fuori la sorpresa negli ultimi giorni della campagna elettorale annunciando l’intenzione di annettere gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, i famosi territori occupati dai coloni israeliani che fanno formalmente parte dello Stato palestinese. Il che segnerebbe definitivamente la fine dell’idea dei due stati e di un’entità palestinese che convive con Israele. Una risposta drastica e definitiva che potrebbe, però, avere conseguenze gravissime sul piano militare e del terrorismo.