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Energia, stallo su price cap a vertice Ue

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Non usa mezzi termini il premier Draghi davanti ai leader europei. Nell’ennesimo Consiglio in cui una parte degli Stati punta a rimanere generico e di fatto a non decidere, il presidente del Consiglio ha sottolineato l’urgenza di adottare misure che incidano sulla dinamica dei prezzi, prima fra tutte l’introduzione di un “price cap” e una riforma del mercato elettrico. Altrimenti il rischio – ha evidenziato il premier – è quello di una frammentazione del mercato che può avere riflessi negativi sull’unità europea se i Paesi che hanno maggior spazio fiscale operano in autonomia. Ma sul price cap si naviga ancora in alto mare a Bruxelles. Il vertice dei leader Ue fatica a trovare un’intesa sulle misure concrete messe nero su bianco dalla Commissione europea. I due modelli proposti, di un tetto alle transazioni sul mercato Ttf di Amsterdam e un massimale al gas usato per produrre l’elettricità sul modello iberico, sebbene supportati da un’ampia maggioranza, non sembrano superare le resistenze di Stati come la Germania, l’Olanda e l’Austria.

Il problema non è solo sui costi che famiglie e imprese devono affrontare ma sulla spirale negativa che il caro-energia può innescare su tutte le prospettive economiche. Non a caso il premier ha ricordato la fase di recessione che l’Europa sta per attraversare. Per Draghi “gli Stati Membri devono avere una capacità di spesa comune per difendere level playing field (la parità di condizioni nel mercato, ndr). Non è una questione di solidarietà – ha ricordato il presidente – ma di salvaguardia del mercato interno. La risposta alla crisi energetica è strettamente legata a quella sull’incombente crisi economica. Draghi ha anche insistito sull’urgenza di un fondo comune considerevole utilizzabile non solo per investimenti, ma anche per mitigare i prezzi.

Molti Stati frenano, tuttavia, quelli con i conti in ordine, ricordando che a livello Ue ci sono ancora quasi mille miliardi da spendere: 370 dal Recovery, 220 di prestiti del Next Generation non ancora richiesti e da inserire nel pacchetto RePowerEu, 40 dai dai fondi della coesione 2014-2022 e 350 dal nuovo ciclo finanziario della coesione. Sul price cap la Germania ha ribadito il suo scetticismo: la proposta della Commissione Ue sarà esaminata “da vicino”, ma una tale mossa comporta il rischio che i produttori non vendano il loro gas all’interno dell’Ue, ma in altri paesi, ha affermato il cancelliere Olaf Scholz parlando al Bundestag. Per il premier olandese, Mark Rutte, sul price cap bisognerà dare anche un altro mandato alla Commissione per “valutare alcune opzioni, mentre c’è un accordo generale sugli acquisti comuni”. Nessuna novità sulla posizione contraria dell’Ungheria. “L’ultimo piano di Bruxelles sul prezzo massimo del gas dell’Ue è pari a un embargo totale sul gas per l’Ungheria. Il suicidio economico non aiuterà l’Ucraina”, ha tuonato il premier Viktor Orban. I leader puntano a chiudere con un accordo generale sull’energia, indicando la direzione da prendere, ma evitando di scendere troppo nei dettagli. Un film già visto. Con la differenza che i leader potrebbero rimandare le decisioni al Consiglio Ue con i ministri dell’Energia. Il prossimo è previsto per martedì 25 ma, secondo alcune fonti, ne verrà convocato uno il 18 novembre. Alcune delegazioni hanno avanzato l’ipotesi di convocare un altro vertice a novembre, prima di quello previsto per il 15 e 15 dicembre.

 

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