Oltre la metà degli oltre 8mila migranti arrivati a Ceuta a nuoto o arrampicandosi sulle recinzioni di confine è stata riportata in Marocco. Secondo il governo spagnolo sono state espulse oltre 5.600 persone, mentre tra le migliaia rimaste ci sono minori che non possono essere rimpatriati. Intanto, i toni si sono fatti più accesi e le accuse più esplicite tra Madrid e Rabat, attorno all’ “ipotesi” che il Marocco abbia allentato i controlli ai confini proprio per provocare l’ondata di migranti, ritorsione per l’accoglienza in Spagna per cure mediche a Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario, gruppo militante che lotta per l’indipendenza del Sahara Occidentale.
Il Marocco, dopo quasi due giorni, ha poi ripreso a controllare i confini, ma gruppi di persone sono continuate ad arrivare nell’enclave. “Questo è un atto di sfida. L’assenza di controlli ai confini da parte del Marocco non è una dimostrazione di mancato rispetto alla Spagna, ma all’Unione europea”, ha dichiarato il premier Pedro Sanchez, il giorno dopo aver visitato Ceuta e rilasciato dichiarazioni meno dirette e più centrate sulla “collaborazione” con Rabat. I due Paesi hanno costruito, nei decenni, una stretta cooperazione nel contrasto all’immigrazione illegale, ma anche su legami economici e lotta all’estremismo.
Botta e rispostra tra ministri sulla questione migranti
Ha alzato il tono anche la ministra degli Esteri Arancha Gonzalez Laya, dicendo per la prima volta esplicitamente che Madrid ritiene Rabat abbia allentato i controlli per ritorsione dopo che la Spagna ha dato assistenza medica al leader indipendentista. “Ci spezza il cuore vedere i nostri vicini mandare i bambini, persino i neonati. Respingono il nostro gesto umanitario”, ha detto alla radio. Da Rabat ha risposto il ministro dei Diritti umani, Mostapha Ramid, su Facebook: “La decisione spagnola di accogliere” Ghali è stata “sconsiderata, irresponsabile e totalmente inaccettabile. Che cosa si aspettava la Spagna, quando ha accolto il rappresentante di un gruppo che porta le armi contro il regno?”. Parlando con AP, il ministro ha detto di aver espresso un’opinione personale, non del governo. Ma il deputato Youssef Gharbi, membro della commissione Affari esteri, ha rincarato, parlando dell’accoglienza di Ghali come della “goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non possiamo collaborare in vari campi, come sicurezza e commercio, e allo stesso tempo accettare una coltellata alle spalle.
Il Marocco in passato ha detto chiaramente di essere contro l’indipendenza della Catalogna, ci aspettiamo la Spagna si comporti in modo positivo”. Le autorità europee hanno appoggiato lo Stato membro con un duro messaggio, in una crisi che ha ricordato le dispute sui rifugiati siriani con la Turchia cinque anni fa. “L’Europa non si lascerà intimidire da nessuno”, “non cederà al ricatto dei Paesi che strumentalizzano la migrazione”, ha detto il vice presindente della Commissione europea, Margaritis Schinas, a Radio Nacional. Intanto, circa 2mila persone hanno dormito nei capannoni sotto sorveglianza della polizia o delle ong, nelle strade e nei parchi. Giornalisti di AP hanno visto bambini non accompagnati dormire sul pavimento di un capannone e nelle tende allestite dalla Croce rossa. Il ministero dell’Interno ha negato che minori siano stati rimpatriati, ma gli stessi reporter hanno visto, tra quanti sono stati riportati indietro, giovani apparentemente sotto i 18 anni. Vari attivisti per i diritti umani hanno denunciato la violazione delle leggi spagnole, secondo cui i minori devono essere presi in carico dalle autorità.
La reazione dell’Unione Europea
“Stiamo seguendo la situazione a Ceuta, siamo in stretto contatto con le autorità spagnole, dobbiamo trovare una soluzione all’interno dell’Unione europea e questo può essere raggiunto con il nuovo patto sull’immigrazione. Il Marocco è un partner importante, spero si possano trovare soluzioni comuni. Una risposta l’ha data il Parlamento europeo. L’Unione europea vuole costruire relazioni con il Marocco basate sull’amicizia e sulla fiducia”, spiegano dal briefing della Commissione europea con la stampa