La ‘strana coppia’ Carroccio-M5S non ha l’autorizzazione a sbarcare anche in Ue. All’offerta di Matteo Salvini, di accodarsi al treno sovranista dopo le prossime elezioni europee, i Cinquestelle rispondono picche: “Non esiste e non è mai stata presa in considerazione l’idea di entrare nel gruppo della Lega e Le Pen o in altri gruppi che propongono da decenni la stessa vecchia ricetta”. Il tono è insolitamente duro, ben al di là di quello utilizzato per gli screzi che in questi mesi hanno animato la maggioranza di governo.
E la scelta, molto probabilmente, è del tutto voluta, proprio per rimarcare la netta distanza tra le due posizioni in campo. Tanto che Sergio Battelli, tesoriere del gruppo pentastellato alla Camera, uno degli uomini più vicini al leader Luigi Di Maio, ad Huffington Post ribadisce chiaro e tondo il messaggio: “Non faremo nessun tipo di alleanza con Salvini, né prima, né tantomeno dopo”. Questo perché il M5S “con i gruppi di Le Pen, Orban e simili non vuole avere nulla a che fare”, spiega il presidente della commissione per le Politiche Ue della Camera. Scendendo ancora più a fondo nei dettagli: “Salvini dialoga con persone tipo il leader polacco Jaroslaw Kaczynski, che ha paragonato l’estensione dei diritti civili in Europa a una malattia da cui la Polonia deve difendersi”, ma anche con il ministro dell’Interno di Varsavia, Joachim Brudzinski, “che ha fatto scelte assurde come il pensionamento forzato dei giudici o la riduzione dei diritti delle donne e della libertà dei media”. Senza parlare di Viktor Orban: “Salvini è amico di quello che ha rifiutato il processo di redistribuzione dei migranti”, tuona Battelli. Che infila un gancio destro al ‘socio’ di governo. Il clima elettorale sta iniziando a surriscaldarsi ogni settimana sempre di più, così il ministro dell’Interno è stato costretto a cambiare strada. Soprattutto per evitare che le tensioni lambiscano l’accordo di maggioranza. “Non stiamo ragionando su gruppi unici per le europee, che saranno una opportunità di cambiamento”, dice infatti il vicepremier, rassicurando i vertici 5S, già alle prese con la ‘grana’ del dissenso interno alle truppe parlamentari, alimentate dalle prime, vere proteste contro la gestione di Di Maio e il passo indietro di Beppe Grillo. Nonostante la versione ‘pompiere’, il segretario della Lega non rinuncia comunque a lanciare messaggi pepati ai ‘coinquilini’, soprattutto quando afferma che il suo partito “ha le idee chiare su come deve cambiare l’Europa”, stoppando le voci di un possibile gruppo unico, perché “abbiamo già alleati a livello internazionale”.
In campagna elettorale, dunque, Carroccio e pentastellati correranno da avversari, chissà se con il freno a mano tirato quando si fronteggeranno nelle piazze o davanti alle telecamere. Intanto, filtrano i primi nomi dei candidati. Il M5S schiererà volti già noti, come quello del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, che ha annunciato di non voler ripresentare la candidatura al Comune per provare l’avventura europea. Il primo cittadino toscano, pur assicurando che avrebbe applicato la legge, fu uno dei più critici verso il decreto Sicurezza: magari tirerà fuori dal cassetto la vecchia lista dei difetti per farne tema da campagna elettorale. Il terreno da recuperare è tanto, per i Cinquestelle, e al 26 maggio ormai non manca così tanto tempo.