Il governo rischia di cadere sul dossier Ilva? “Ma cosa dite, non scherziamo, suvvia”. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, cerca di allontanare gli spettri che si aggirano sopra l’acciaieria di Taranto, in un giorno teso e difficile, in cui si sposta dall’inaugurazione dell’anno dell’Università di Camerino alla Venezia flagellata da acqua alta e mal tempo. Il premier non vuole parlare di crisi del sito di produzione dell’acciaio, ma di ‘Cantiere Taranto’.
Intanto, però, slitta alla prossima settimana il Consiglio dei ministri in programma per affrontare la minaccia formalizzata in tribunale da Arcelor Mittal, che vuole lasciare l’impiato.”Non si tratta di varare e definire il Cantiere Taranto in due giorni – sottolinea Conte – se differiamo il Consiglio dei ministri di qualche giorno, non cambia assolutamente nulla”. Il premier spiega di aver illustrato ai parlamentari M5S tarantini e pugliesi come intende affrontare la questione. Promette che sarà durissimo in un’eventuale battaglia legale, per dimostrare che il gruppo siderurgico franco-indiano non può esercitare il diritto di recesso e andarsene da Taranto. Nelle prossime ore i commissari dell’ex Ilva faranno ricorso alla richiesta di Mittal depositata in tribunale a Milano.
Insomma, si combatterà per dimostrare che il recesso non si può fare. Questo punto viene sottolineato con forza anche dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. “Il Piano A, B e C è Mittal, non voglio pensare ad uno scenario post-Mittal”, sottolinea durante una tesa conferenza stampa al dicastero. Quindi, domandano i cronisti, l’unica strada da percorrere è quella giudiziaria? Patuanelli ripete parole pronunciate da Conte nei giorni scorsi: sarebbe la battaglia legale del secolo. La speranza, quindi, è che il gruppo in controllo del sito di Taranto arrivi a più miti consigli.
Ma che potrà succedere? La produzione cesserà? Patuanelli non vuole che questo avvenga, ma ammette che in caso di recesso la gestione tornerebbe direttamente ai commissari. Il premier, da parte sua, non cita le ipotesi circolate nelle ultime ore, che prevedono anche un coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti. Si limita a dire di aver “chiamato a raccolta tutto il sistema Italia: tutta l’Italia deve dimostrare come riesce a coniugare salute, tutela dell’ambiente e del lavoro”.
Il vero problema, a livello politico, scoppierebbe in casa 5Stelle se fosse necessario reintrodurre lo scudo penale contro eventuali ricorsi sul piano ambientale. La recente rimozione dello scudo è stata usata da Mittal come una delle ragioni, ma non l’unica, per staccare la spina. Patuanellli, che ne discuterà con i deputati pentastellati, sottolinea che i senatori 5Stelle bocciano l’ipotesi di una reintroduzione dell’immunità legale. Solo se il premier ritenesse necessario un intervento normativo, aggiunge, potrebbero prendere in considerazione l’opportunità di valutarlo. Ma è una ipotesi che per il momento viene tenuta in secondo piano, e che non rientra negli emendamenti ritenuto ammissibili al Dl Fisco.