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Fashion with a mission, Fondazione Pistoletto: tra etica, arte e moda

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

(LaPresse) – Nel 1967 Michelangelo Pistoletto realizza l’iconica ‘Venere degli stracci’: un’installazione in cui la dea simbolo della classicità, della bellezza ideale e immutabile viene accostata, in modo provocatorio, ad un cumulo di stracci e abiti usati emblema del consumismo e della transitorietà terrena. Una opposizione, quella tra ideale e reale, tra natura e contaminazione artificiale che Pistoletto sintetizza simbolicamente nel ‘Terzo Paradiso’ “una dimensione nella quale si realizza una connesione equilibrata tra artificio e natura. Il grembo generativo della nuova umanità di cui tutti sentiamo il bisogno” é attraverso ‘Città dell’arte’ che il progetto di Pistoletto assume, infatti, forma concreta e operativa, come spiega Olga Pirazzi, responsabile ufficio moda sostenibile di Città dell’arte – Fondazione Pistoletto, nell’appuntamento di Fashion with a mission curato da Marina Spadafora per LaPresse. Fondata nel 1998, negli spazi di un ex opificio del distretto tessile di Biella, “Città dell’arte diventa un nuovo modello di istituzione artistica e culturale che pone l’arte in diretta interazione con i diversi settori della società. Un luogo in cui convergono idee, progetti, che coniugano creatività, imprenditorialità, formazione, produzione, ecologia, architettura, politica e spiritualità. Un luogo dove la sostenibilità viene applicata a tutti i livelli e in tutte le sue forme, attivando un cambiamento sociale, responsabile, necessario e urgente”, chiarisce ancora Pirazzi.Cambiamento, rivoluzione che Pistoletto inizia a promuovere, a partire dal 2009, grazie anche alla collaborazione con Franca Sozzani, all’epoca direttrice di Vogue Italia, attraverso ‘Fasion B.e.s.t’ , network di imprese, aziende e giovani fashion designer impegnati nello sviluppo dello sostenibilità nel settore tessile. “Il mondo della moda deve capire che c’è qualcosa di più importante dell’apparire ed è salvare il pianeta in cui viviamo”, aveva dichiarato, in occasione del lancio della piattaforma, Sozzani. “Fashion B.e.s.t. è un luogo attivo dove si promuovono incontri ed eventi pubblici di sensibilizzione alla produzione e al consumo sostenibile. B.e.s.t è anche scuola, formazione e organizza seminari e approfondimenti”, racconta Pirazzi che fa sapere di aver lanciato ‘Artivism’, insieme a Fashion Revolution: si tratta di una call to action aperta ad artisti, e non solo, che vogliano mettersi in gioco cercando di rappresentare “attraverso qualsiasi medium” la propria concezione di connessione tra sostenibilità ambientale-sociale e moda, tematiche da sempre al centro del lavoro del collettivo di artisti di Città dell’arte. “Il 24 aprile per il Fashion Revolution day si terrà poi una mostra, virtuale o in presenza in base alle disposizioni ministeriali, in cui i lavori verrano esposti al pubblico”, precisa Marina Spadafora, coordinatrice nazionale di Fashion Revolution.A causa però delle violente inondazioni che hanno colpito, a inizio novembre, l’area in cui sorge Città dell’arte, l’istituzione ha perso circa 1.300 mq di spazi espositivi. “Per finanziare i lavori di ristrutturazione abbiamo lanciato un crowfunding, mettendo in vendita alcune delle opere della fondazione”, dice Pirazzi. Sul sito è possibile trovare tutte le informazioni per poter contribuire alla raccolta fondi.

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