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Fatturazione a 4 settimane. L’AgCom sanziona le compagnie telefoniche

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Multe da un milione e 160 mila euro per ciascuna delle 4 maggiori compagnie telefoniche: Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb. Le ha comminate ieri l’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni (AgCom) e riguardano la famosa fatturazione a 4 settimane che le Telco hanno cominciato a utilizzare un paio d’anni fa.

LEGGI L’ARTICOLO DI LAPRESSE.IT SULLA FREGATURA DELLA FATTURAZIONE A 4 SETTIMANE

Lo scorso 21 marzo, l’AgCom aveva deliberato che la fatturazione a 4 settimane (che provoca, spesso a insaputa del consumatore, un aggravio dell’8,6% annuo sulle bollette) non era regolare e che si doveva tornare alla fatturazione mensile. Il ragionamento è semplice: se la compagnia telefonica mi fattura 13 volte all’anno (52 settimane diviso 4 fa appunto 13) allo stesso prezzo di prima, alla fine pagherò un tredicesimo in più. Cioé circa l’8,6 per cento. AgCom, dunque, aveva dato 60 giorni di tempo (fino al 24 giugno) per mettersi in regola e ricominciare a fatturare una volta al mese, ma le Telco non se ne sono date per intese e hanno continuato sulla loro strada oltre a presentare un ricorso al Tar che dovrebbe andare a sentenza nel febbraio dell’anno prossimo.

L’AgCom aveva promesso sanzioni che ora, forti anche dell’approvazione del decreto fiscale che dice la stessa cosa, sono arrivate. La misura è la massima possibile stando alla normativa vigente prima del 5 dicembre data in cui è entrato in vigore il decreto fiscale che porta le sanzioni massime a 5 milioni. Queste multe, dunque si riferiscono a quanto messo in atto dalle compagnie telefoniche (a cui si è aggiunta anche Sky) che da giugno a novembre hanno bellamente continuato a fatturare a 4 settimane e hanno poi continuato a proporre ai consumatori offerte mirabolanti (anche con valori a un anno di distanza)  sotto le quali (in piccolo) c’è sempre scritto (e c’è ancora oggi) “XX euro ogni 4 settimane”. Le Telco rispondono che il decreto fiscale concede loro 120 giorni per mettersi in regola. Ma continuare a proporre offerte a 4 settimane, non è esattamente “mettersi in regola”.

Quindi, le multe coprono il periodo tra giugno e novembre 2017 e altre (più salate) potrebbero arrivare se la sentenza del Tar sarà favorevole ad AgCom. E AgCom, insieme alla multa, ha deliberato alcune linee guida sul ritorno alla fatturazione mensile. In particolare, l’AgCom ricorda che il ritorno alla fatturazione mensile “fa sorgere  in capo agli utenti il diritto di essere informati con adeguato preavviso (non inferiore ai 30 giorni) in merito alle suddette modifiche nonché in ordine alla possibilità di esercitare il diritto di recesso senza penali né costi di disattivazione”.

In sostanza, vuol dire che, quando le compagnie torneranno alla fatturazione mensile, dovranno farlo con il preavviso (minimo di 30 giorni, ma la delibera 496/17/CONS della stessa AgCom lo porta a due mesi) e con il diritto di recesso.

Proprio quello che le Telco vorrebbero evitare. E, infatti, alcune sono già partite all’attacco con proposte agli utenti,. La Tim, ad esempio ha già scritto a molti utenti informandoli della sua intenzione di tornare alla fatturazione mensile. “Bene, pensa l’utente, invece di 13 bollette da 25 euro ne riceverò 12. Qualcosa, finalmente, si risparmia”. Niente di tutto questo perché Tim fa sapere che la cifra annuale verrà divisa per 12 anziché per 13 e ogni bolletta sarà più cara. Di quanto? Guarda caso di quel famoso 8,6% che l’Unione Nazionale dei Consumatori e tanti altri avevano denunciato a suo tempo come danno dovuto al passaggio dalla fatturazione mensile a quella a quattro settimane. Ricapitolando: un anno e mezzo fa la Tim passò dalla fatturazione mensile alla fatturazione a quattro settimane moltiplicando la bolletta unitaria per 13 anziché per 12 con un danno all’utenza dell’8,6 per cento. Adesso, costretta dall’AgCom e dalla legge a tornare sui suoi passi, prende la bolletta annuale aumentata dell’8,6% e la divide per 12 con il solo effetto di spalmare l’aumento su 12 mesi. Sembra il gioco delle tre tavolette. E il bello è che nessuno ci può far nulla (salvo recedere) perché l’aumento delle bollette è un dato lasciato alla mera contrattazione tra Telco e utente. Nel senso che o lo accetti o li mandi a quel paese.

Questa volta, però, Tim ha commesso un errore e si è beccata una diffida da parte dell’Unione Nazionale dei Consumatori. Perché Tim ha scritto agli utenti avvisandoli che dall’1 gennaio 2018 ci sarà il cambio di fatturazione e si torna alle 12 bollette con aumento dell’8,6% e diritto di recesso, ma si è dimenticata di applicare il preavviso di due mesi che porterebbe l’intera faccenda alla fine di febbraio.

La delibera 496/17/CONS che applica il D.L.. n.7 del 31 gennaio 2007 dice chiaramente che l’utente ha diritto a due mesi di preavviso. E l’Unione Nazionale dei Consumatori ha scritto immediatamente a Tim : “Risulta evidente la violazione da parte vostra del termine previsto e pertanto, al fine di scongiurare la violazione di diritti dell’utenza, vi diffidiamo alla immediata rettifica e a darne notizia al pubblico tramite tutti i mezzi utilizzati sino ad ora”. Quindi Tim potrà tornare alla vecchia fatturazione (ma con aumento dell’8,6%)  non prima di febbraio-marzo. Nel frattempo è molto probabile che partano le class action dell’Unione Nazionale Consumatori per il pregresso. E’ lì che i consumatori potrebbero recuperare qualche soldo dalla “grande fregatura” perpetrata dalle Telco con la fatturazione a 4 settimane.

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