Il presidente della Federal Reserve americana, Jerome Powell, ha ribadito nel suo discorso al simposio di Jackson Hole che la banca centrale statunitense utilizzerà “vigorosamente” tutti gli strumenti che ha a disposizione per combattere l’inflazione, anche se questo dovesse provocare delle sofferenze per l’economia americana. Nonostante i dati dell’indice dei prezzi al consumo nel paese abbiano mostrato una decrescita dal 6,8% di giugno al 6,3% di luglio, il capo della Fed ha dato un nuovo messaggio da “falco” trascinando in basso i mercati: in pochi minuti dalle sue parole il Dow Jones è calato di 400 punti mentre il Nasdaq dopo la prima ora di contrattazioni era in discesa di quasi due punti percentuali. A Milano, il Ftse Mib è maglia nera d’Europa e ha chiuso in calo del 2,37%.
“L’obiettivo principale del Federal Open Market Committee (FOMC) in questo momento è riportare l’inflazione al nostro obiettivo del 2%. La stabilità dei prezzi è responsabilità della Federal Reserve e funge da fondamento della nostra economia”. Queste le parole di Powell, che ha aggiunto: “Il ripristino della stabilità dei prezzi richiederà del tempo e l’uso forzato dei nostri strumenti per portare domanda e offerta in un migliore equilibrio. È probabile che la riduzione dell’inflazione richieda un periodo prolungato di crescita al di sotto del trend“. I dati positivi dell’inflazione non bastano a cambiare la posizione della Fed anche perché, ha precisato il capo di Eccles Building, “l’esperienza a livello storico mette fortemente in guardia contro un allentamento prematuro di questo tipo di politica. Sebbene le letture dell’inflazione più bassa per luglio siano benvenute, il miglioramento di un solo mese è molto inferiore a ciò che il Comitato dovrà vedere prima di essere fiduciosi che l’inflazione stia scendendo”.
Gli sforzi per combattere l’aumento dei prezzi potrebbero “arrecare un po’ di sofferenza alle famiglie e alle imprese, ma il mancato ripristino della stabilità dei prezzi significherebbe un dolore molto maggiore”, ha detto Powell. E i primi effetti negativi del rialzo dei tassi si stanno già vedendo: “L’economia statunitense sta chiaramente rallentando rispetto ai tassi di crescita storicamente elevati del 2021, che riflettevano la riapertura dell’economia a seguito della recessione pandemica. Sebbene gli ultimi dati economici siano stati contrastanti, a mio avviso la nostra economia continua a mostrare un forte slancio di fondo. Il mercato del lavoro è particolarmente forte, ma è chiaramente sbilanciato, con una domanda di lavoratori che supera sostanzialmente l’offerta di lavoratori disponibili”.
Se il prossimo rialzo, alla riunione di settembre, sarà ancora di 75 punti base, dipenderà “dalla totalità dei dati in arrivo e dalle prospettive in evoluzione. A un certo punto, con l’ulteriore inasprimento dell’orientamento della politica monetaria, sarà probabilmente opportuno rallentare il ritmo degli aumenti”.