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Figli che uccidono i genitori, da Maso a Erika e Omar fino a Ferrara

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Doretta Graneris, Pietro Maso, Erika e Omar. Sono solo alcuni dei nomi che compaiono nella lista dei casi di figli che hanno ucciso i genitori. Un lungo ‘fil rouge’ che parte dagli anni Settanta e  arriva fino a oggi, con il duplice omicidio di  Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni a Pontelangorino, in provincia di Ferrara. Indagati sono il figlio sedicenne della coppia, Riccardo Vincelli, e un amico, Manuel Sartori, di 17 anni. A scatenare la furia omicida sembrano essere stati i contrasti familiari e i rimproveri per il cattivo rendimento scolastico.

Il caso principe in Italia fu quello di Doretta Graneris: nella notte tra il 13 e il 14 novembre del 1975, in un appartamento di Vercelli, la diciottenne uccide a colpi di pistola cinque membri della famiglia: madre, padre, nonni materni e il fratello. Ad aiutarla il fidanzato, Guido Badini, con cui la ragazza conviveva. Da tempo Doretta era in lite con i genitori. I due sono stati condannati all’ergastolo.

È il  4 agosto del 1989 quando l’allora ventisettenne Ferdinando Carretta uccide a colpi di pistola entrambi i genitori e il fratello nella loro casa di Parma. Dopo aver nascosto i corpi nella discarica di Viarolo e aver intascato, falsificando la firma del padre, 5 milioni di lire, fugge a Londra. Intanto parenti e amici notano la scomparsa dell’intera famiglia. Iniziano mesi di ipotesi e congetture, tanto che nel 1996 la famiglia viene creduta viva alle Barbados, ai Caraibi. Ma il 22 novembre 1998 Carretta venne casualmente identificato da un agente del Metropolitan Police Service di Londra. In un primo tempo sostiene di non aver alcuna notizia della sua famiglia da ormai nove anni. Tuttavia, il 30 novembre 1998 forse oberato dal rimorso, Ferdinando confessa il triplice omicidio davanti alle telecamere del programma ‘Chi l’ha visto?’. Viene ritenuto incapace di intendere e volere al momento del fatto e nel 1999 viene rinchiuso nell’OPG di Castiglione delle Stiviere. Il 9 maggio 2015, Carretta torna in libertà.

Ad avere grande eco mediatica è il caso di Pietro Maso, che segna gli anni Novanta. È il 17 aprile 1991 quando l’allora ventenne Pietro Maso massacra i genitori Antonio e Rosa nella loro abitazione di Montecchia di Crosara (Verona). All’omicidio partecipano anche gli amici di Pietro, Giorgio Carbognin, Paolo Cavazza e Damiano Burato, all’epoca minorenne. Obiettivo di Pietro è quello di intascare subito l’eredità del padre. Terzo e ultimo figlio dei coniugi Maso, Pietro è amante della bella vita, dei soldi facili, delle auto di lusso e dei vestiti firmati. Viene condannato a trent’anni di carcere con il riconoscimento della seminfermità mentale al momento del fatto. Dopo averne trascorsi ventidue, viene rimesso in libertà.

Sono le 19.50 del 21 febbraio 2001 quando Erika De Nardo, 16 anni, e il fidanzato Mauro, detto Omar, Favaro di 17, uccidono la madre di lei, Susanna Cassini e il fratello Gianluca De Nardo, 11 anni, nella villetta a Novi Ligure in provincia di Alessandria. Anche il padre di Erika, l’ingegnere Francesco De Nardo, era nel mirino dei due adolescenti, ma si salva perché in quel momento non è in casa. In un primo tempo i due accusano dell’omicidio due uomini di origine albanese che avrebbero cercato di compiere un furto nella casa, scatenando in Paese un’ondata di xenofobia. Ma la loro versione non convince gli inquirenti: il 23 febbraio Erika e Omar vengono arrestati. Erika viene condannata a 16 anni, Omar a 14. Grazie alla buona condotta entrambi sono ora liberi.

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