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Fine vita: la mappa europea, dall’apertura in Belgio ai minori al no assoluto in Polonia

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Dopo anni di lotta, l’Associazione Coscioni incassa una vittoria: ‘Mario’ (nome di fantasia) potrà fare ricorso al suicidio assistito. Il paziente marchigiano di 43 anni, camionista di Pesaro diventato tetraplegico dopo un grave incidente, ha ottenuto il via libera dal Comitato Etico e sarà il primo italiano a poter accedere al suicidio assistito. Differente rispetto all’eutanasia, che indica l’atto di procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di una persona che ne faccia esplicita richiesta. Il suicidio assistito prevede infatti l’aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio, ma senza intervenire nella somministrazione delle sostanze.

La situazione in Europa tra eutanasia e suicidio assistito

In Europa l’eutanasia e il suicidio assistito sono legali in Olanda, Belgio, Lussemburgo. Nel mondo è autorizzata in Colombia, Canada, Uruguay e in cinque Stati Usa. L’eutanasia passiva, cioè l’interruzione di intervento medico, è riconosciuta in Francia, Svizzera, Norvegia, Danimarca, Svezia, Ungheria, Germania, Austria e Spagna. In Polonia è vietata l’eutanasia in tutte le sue forme, ma ‘in casi eccezionali’, il giudice può decidere di mitigare la pena – fino a 5 anni di prigione – o addirittura rinunciare a infliggerla. Paesi come la Grecia (dove pesa l’influenza della Chiesa greco ortodossa), la Bosnia, la Croazia, la Serbia o la Repubblica Ceca considerano l’eutanasia un omicidio e la puniscono come tale.

Olanda primo Paese al mondo a renderla legale

Il primo Paese al mondo a rendere legale la ‘dolce morte’ è stata l’Olanda nel 2002. Qui è legale anche il suicidio assistito, esteso dal 2020 anche ai minori di 12 anni, malati terminali. Ma il primo Paese a introdurre l’eutanasia infantile, senza limiti d’età e previo consenso dei genitori, è stato il Belgio nel 2016. A Bruxelles l’eutanasia è stata legalizzata nel 2003, mentre il suicidio assistito non è esplicitamente legale. In Lussemburgo, dove è stata legalizzata nel 2009, l’eutanasia è possibile solo per gli adulti e per i malati terminali le cui condizioni fisiche o psicologiche causino sofferenze senza prospettive.

In Svizzera l’eutanasia volontaria non è legale. Ma l’articolo 115 del codice penale elvetico consente il suicidio assistito se eseguito da una persona, che non sia un medico, che non abbia alcun interesse nella morte del soggetto. Alla classe medica è vietato partecipare attivamente al suicidio assistito, così come lo è per i parenti. La Svizzera consente dunque sia l’eutanasia attiva indiretta, attraverso l’assunzione di sostanze specifiche, sia quella passiva, tramite l’interruzione di trattamenti di cura e mantenimento in vita. Qui è possibile scegliere anche il suicidio assistito, sia per gli svizzeri che per gli stranieri. Emblematico fu il caso di Fabiano Antoniani, conosciuto come dj Fabo, nel 2017.

Vincent Lambert, simbolo del ‘fine vita’ in Francia

In Gran Bretagna sia l’eutanasia sia il suicidio assistito sono illegali. Tuttavia, dal 2002 è stata autorizzata l’interruzione delle cure ‘per compassione’ e dal 2010 sono state alleggerite le sanzioni per chi si presta a questa pratica. In Francia, nel 2016, il governo ha promulgato la legge Claeys-Leonetti introducendo il diritto ad una ‘sedazione profonda e continua’. L’eutanasia per i pazienti terminali è vietata. Simbolo del ‘fine vita’ qui è stato Vincent Lambert, paziente tetraplegico dal 2008 morto dopo che i medici gli hanno sospeso cure e alimentazione, nel 2019.

In Portogallo, nell’aprile di quest’anno, è stato revocato il decreto, approvato dal parlamento in gennaio, che legalizzava la morte medicalmente assistita. Attualmente sono vietate sia l’eutanasia passiva sia quella attiva, ma un comitato etico può decidere se interrompere le cure nei casi considerati ‘senza speranza’. L’interruzione riguarda solo i trattamenti più pesanti. Restano escluse alimentazione e idratazione.

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