George Floyd è morto per “asfissia causata da compressione al collo e alla schiena”. Lo certifica l’autopsia disposta dai familiari del 46enne afroamericano, deceduto lo scorso 25 maggio a Minneapolis durante un arresto da parte dell’agente bianco Derek Chauvin. Per quasi nove minuti il poliziotto tenne un ginocchio premuto sul collo di Floyd, nonostante questi non avesse opposto alcuna resistenza, fosse disarmato e continuasse a gridare: “Non riesco a respirare”.
Il referto dell’esame autoptico, fortemente voluto dalla famiglia della vittima, smentisce clamorosamente i risultati del medico legale incaricato dagli inquirenti, secondo cui “gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse – Floyd soffriva di coronaropatia e ipertensione – e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte”.