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Fondi russi, pm: “Dietro archiviazione silenzio di Mosca”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Ci sarebbe anche la mancata risposta di Mosca alle rogatorie della Procura di Milano dietro la richiesta di archiviazione dell’inchiesta per corruzione internazionale sui fondi russi alla Lega. Lo sostengono i sostituti procuratori Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena che, coordinati dall’Aggiunto Fabio De Pasquale, hanno chiesto di archiviare il procedimento a carico dell’ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, l’ex banchiere Francesco Vannucci e l’avvocato Gianluca Meranda, nato dalle rivelazioni de l’Espresso e del sito americano Buzzfeed sull’incontro all’Hotel Metropol di Mosca la sera del 18 ottobre 2018. Un incontro in cui la delegazione della Lega era al tavolo con tre russi tra cui Ilya Yakunin, vicino all’ex ministro dell’Energia Dimitry Kozak. 

La rogatoria italiana sarebbe dovuta servire a “individuare le figure di riferimento, nelle aziende di stato o nell’amministrazione russa, per conto delle quali i mediatori russi si erano mossiper trattare una partita petrolifera a sconto dai cui proventi – secondo i pm – si sarebbero stornate le risorse con cui finanziare la campagna del Carroccio per le elezioni europee del 2019. Operazione mai andata in porto. L’individuazione di questi eventuali soggetti sarebbe stata necessaria affinché si potesse ipotizzare il reato di corruzione internazionale ma i magistrati scrivono che la “rogatoria italiana non ha sinora ricevuto risposta” nonostante un ultimo sollecito il 22 febbraio 2022. La “drastica interruzione delle relazioni di cooperazione della Federazione Russa con il blocco dei Paesi occidentali” combinata con “l’oggettiva delicatezza della questione che rischia di toccare gangli sensibili presso l’amministrazione russa” rende “implausibile una prossima esecuzione delle attività d’indagine da compiersi in territorio russo”. 

Per i pm da scartare anche l’ipotesi di procedere per il reato di tentato finanziamento illecito alla Lega perché “pur risultando atti emersi inequivocabilmente diretti verso tale obiettivo, non hanno tuttavia raggiunto quello stadio di concretezza ed effettività idonei a raggiungere, almeno potenzialmente, lo scopo”. 

Salvini a conoscenza delle trattative, ma nessun ruolo

Secondo i pm Matteo Salvini era “verosimilmente” a conoscenza delle trattative portate avanti da Gianluca Savoini in Russia ma “non sono mai emersi elementi concreti sul fatto che il segretario della Lega abbia personalmente partecipato alla trattativa o comunque fornito un contributo causale alla stessa”. “Non vi sono elementi indicativi – continuano i sostituti procuratori Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena – del fatto che Matteo Salvini fosse stato messo al corrente del proposito di destinare una quota parte della somma ricavata dalla transazione ai mediatori russi perché remunerassero pubblici ufficiali”. È questa, scrivono gli inquirenti, una delle ragioni per cui il leader del Carroccio non è mai stato iscritto a notizia di reato nei tre anni e mezzo dell’indagine sebbene “sia apparso verosimile che Matteo Salvini fosse a conoscenza delle trattative volte ad assicurare importanti flussi finanziari al partito e del resto appare irragionevole ipotizzare che operazioni di tale portata potessero concludersi senza un avallo dei vertici politici“.

Mai chiarita divulgazione audio Hotel Metropol

Sulla consegna ai giornalisti degli audio dell’incontro al Metropol, i pubblici ministeri scrivono invece che essa è avvenuta per “motivi non chiariti”. 

Salvini: “Il tempo è sempre galantuomo”

“Il tempo è sempre galantuomo”. Così sui social il vicepremier, ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, in merito alla richiesta di archiviazione.

 

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Fondi russi, pm: “Dietro archiviazione silenzio di Mosca”

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Ci sarebbe anche la mancata risposta di Mosca alle rogatorie della Procura di Milano dietro la richiesta di archiviazione dell’inchiesta per corruzione internazionale sui fondi russi alla Lega. Lo sostengono i sostituti procuratori Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena che, coordinati dall’Aggiunto Fabio De Pasquale, hanno chiesto di archiviare il procedimento a carico dell’ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, l’ex banchiere Francesco Vannucci e l’avvocato Gianluca Meranda, nato dalle rivelazioni de l’Espresso e del sito americano Buzzfeed sull’incontro all’Hotel Metropol di Mosca la sera del 18 ottobre 2018. Un incontro in cui la delegazione della Lega era al tavolo con tre russi tra cui Ilya Yakunin, vicino all’ex ministro dell’Energia Dimitry Kozak. 

La rogatoria italiana sarebbe dovuta servire a “individuare le figure di riferimento, nelle aziende di stato o nell’amministrazione russa, per conto delle quali i mediatori russi si erano mossiper trattare una partita petrolifera a sconto dai cui proventi – secondo i pm – si sarebbero stornate le risorse con cui finanziare la campagna del Carroccio per le elezioni europee del 2019. Operazione mai andata in porto. L’individuazione di questi eventuali soggetti sarebbe stata necessaria affinché si potesse ipotizzare il reato di corruzione internazionale ma i magistrati scrivono che la “rogatoria italiana non ha sinora ricevuto risposta” nonostante un ultimo sollecito il 22 febbraio 2022. La “drastica interruzione delle relazioni di cooperazione della Federazione Russa con il blocco dei Paesi occidentali” combinata con “l’oggettiva delicatezza della questione che rischia di toccare gangli sensibili presso l’amministrazione russa” rende “implausibile una prossima esecuzione delle attività d’indagine da compiersi in territorio russo”. 

Per i pm da scartare anche l’ipotesi di procedere per il reato di tentato finanziamento illecito alla Lega perché “pur risultando atti emersi inequivocabilmente diretti verso tale obiettivo, non hanno tuttavia raggiunto quello stadio di concretezza ed effettività idonei a raggiungere, almeno potenzialmente, lo scopo”. 

Salvini a conoscenza delle trattative, ma nessun ruolo

Secondo i pm Matteo Salvini era “verosimilmente” a conoscenza delle trattative portate avanti da Gianluca Savoini in Russia ma “non sono mai emersi elementi concreti sul fatto che il segretario della Lega abbia personalmente partecipato alla trattativa o comunque fornito un contributo causale alla stessa”. “Non vi sono elementi indicativi – continuano i sostituti procuratori Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena – del fatto che Matteo Salvini fosse stato messo al corrente del proposito di destinare una quota parte della somma ricavata dalla transazione ai mediatori russi perché remunerassero pubblici ufficiali”. È questa, scrivono gli inquirenti, una delle ragioni per cui il leader del Carroccio non è mai stato iscritto a notizia di reato nei tre anni e mezzo dell’indagine sebbene “sia apparso verosimile che Matteo Salvini fosse a conoscenza delle trattative volte ad assicurare importanti flussi finanziari al partito e del resto appare irragionevole ipotizzare che operazioni di tale portata potessero concludersi senza un avallo dei vertici politici“.

Mai chiarita divulgazione audio Hotel Metropol

Sulla consegna ai giornalisti degli audio dell’incontro al Metropol, i pubblici ministeri scrivono invece che essa è avvenuta per “motivi non chiariti”. 

Salvini: “Il tempo è sempre galantuomo”

“Il tempo è sempre galantuomo”. Così sui social il vicepremier, ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, in merito alla richiesta di archiviazione.

 

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