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Francia, Philippe nuovo premier: un juppeista per pescare a destra

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All’indomani dell’insediamento al palazzo dell’Eliseo, il nuovo presidente francese Emmanuel Macron ha designato il primo ministro del suo governo. Si tratta di Édouard Philippe, 46 anni, sindaco di Le Havre, in Normadia, e deputato di Les Republicains. Era il favorito per la nomina, eppure l’annuncio – previsto inizialmente per la mattinata di lunedì – è arrivato dopo una lunga attesa. Sono le 15 quando il segretario generale dell’Eliseo, Alexis Kohler, si presenta davanti ai microfoni per comunicare il nome del nuovo capo del governo.

A palazzo Matignon, al posto del socialista Bernard Cazeneuve, arriva un uomo che rispetta tutti i requisiti che Macron aveva elencato per il suo premier. Ha una solida esperienza politica parlamentare e amministrativa, ma allo stesso tempo incarna il rinnovamento della classe dirigente voluto da Macron, non avendo mai ricoperto il ruolo di ministro. Philippe è considerato anche la persona giusta per tenere insieme una maggioranza che alle legislative di giugno dovrà prendere voti sia da destra che da sinistra, grazie alla sua fama di politico abile nell’arte del compromesso. Già da studente, raccontano gli amici, si faceva apprezzare per la sua capacità di essere in sintonia con persone di destra e di sinistra.

Quella di Macron è una mossa nella partita a scacchi in vista delle elezioni legislative. Il suo movimento, République En Marche, ha bisogno di un buon risultato per garantirsi una maggioranza solida. Dopo aver saccheggiato i voti della sinistra alle presidenziali, contribuendo a disintegrare il bacino elettorale dei socialisti, ora guarda a destra per allargare il suo consenso. Con la scelta di Philippe punta a dividere i conservatori di Les Republicains.

Nato a Rouen nel 1970, figlio di professori di francese, Philippe ha studiato come Macron a ‘Sciences Po’ e all’Ena, l’École nationale d’administration, dove si è laureato tra i migliori del suo corso. Ha militato a lungo nel Partito Socialista, come sostenitore di Michel Rocard. Dopo che quest’ultimo ha perso la guida del partito, Philippe è passato nell’area del centrodestra e nel 2002 ha preso parte alla nascita dell’Ump di Alain Juppé. Il sodalizio con l’ex ministro di Sarkozy dura ancora: Philippe è stato portavoce di Alain Juppé durante le ultime primarie del centrodestra. Subito dopo la nomina ufficiale, Juppé ha avuto parole di elogio per il nuovo primo ministro: “Un uomo di grande talento, che conosce perfettamente l’attività del parlamento. Gli auguro buona fortuna”.

Philippe è un moderato che sa parlare alla sinistra. Da sindaco di Le Havre, e portavoce di Juppé, ha raccontato per Libération la campagna per le primarie del centrodestra ‘viste dall’interno’. Nel 2007 ha pubblicato il romanzo ‘L’heure de vérité’ e nel 2011 ‘Dans l’ombre’, scritti a quattro mani con Gilles Boyer, altro politico vicino a Juppè. Due libri in cui la fiction si fonde con il racconto della politica.

Il nuovo primo ministro è stato al centro di polemiche per una dichiarazione dei redditi fornita in modo parziale. Secondo Mediapart sarebbe finito nel mirino della ‘Autorité pour la transparence de la vie publique’ per aver commesso omissioni sui beni immobiliari nel 2014. Non si tratterebbe comunque di un reato. Fan de Il Padrino, di Sean Connery e di Bruce Springsteen, Philippe ha raccontato che avrebbe voluto diventare direttore d’orchestra e di essere terrorizzato dai dentisti.

Macron e Philippe si conoscono bene: entrambi hanno studiato all’Ena, sono di tendenza liberale, e si sono incontrati per la prima volta nel 2011. Philippe è da tempo in contrasto con la linea del suo partito e teme si possa spostare troppo a destra in vista delle elezioni legislative. Pochi giorni fa lui stesso aveva lanciato una sfida al nuovo presidente, invitandolo a rompere con “la tradizione del presidente eletto che designa un primo ministro dalla sua maggioranza”.

Philippe non ha sempre sostenuto Macron. Nel 2016 in un’intervista disse: “Ci sono due Macron, quello dei discorsi – con cui sono spesso d’accordo – e quello dei fatti – di cui non si può certo dire che abbia fatto grandi cose”. Nel gennaio 2017 su Libération ha scritto: “Per alcuni, impressionati dal suo potere di seduzione e della sua retorica riformista, Macron sarebbe l’erede di Kennedy”, ma il presidente americano “aveva più carisma”. Secondo fonti vicine al nuovo presidente francese, però, Edouard Philippe ed Emmanuel Macron si apprezzano molto. “Mi piace personalmente. Ho stima per la sua intelligenza”, diceva il juppéista a febbraio 2015, “e Macron al 90% pensa lo stesso di me”.

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