Il ministero delle Infrastrutture, la direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali a Roma, il provveditorato per le opere pubbliche di Piemonte-Valle d’Aosta-Liguria a Genova e Autostrade per l’Italia erano al corrente della gravità del degrado del ponte Morandi, collassato martedì scorso, sul quale sono morte 43 persone? La risposta a questa domanda è ‘sì’ per ‘L’Espresso’, che cita il verbale della riunione con cui l’1 febbraio 2018 il provveditorato alle opere pubbliche di Genova ha rilasciato il parere obbligatorio sul progetto di ristrutturazione presentato da Autostrade. A firmare il documento anche il provveditore, l’architetto Roberto Ferrazza, nominato dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, alla guida della commissione d’inchiesta del Mit dopo la tragedia di Genova.
Secondo l’inchiesta del settimanale, insomma, lo stesso Ferrazza sarà chiamato ad occuparsi anche di se stesso. Ecco perché è finito nell’occhio del ciclone ed è partito il pressing per le dimissioni. A far discutere, in particolare, le sue dichiarazioni sulla capacità dei tiranti del viadotto sul Polcevera, stando alle carte in mano a ‘L’Espresso’, ridotta del venti percento prima del crollo. “Se una persona ha un deficit motorio del 20% non è detto necessariamente che non cammini più. Ma può bastare una stampella per aiutarla a farlo con regolarità”, aveva detto Ferrazza.
“Le affermazioni del provveditore alle opere pubbliche sono di una gravità inaudita. Da ingegnere prima ancora che da parlamentare, mi domando come si faccia a paragonare l’ingegneria all’anatomia. Sono imbarazzato dalla superficialità e dalla freddezza con la quale si affronta una questione così delicata”, è l’attacco di Diego Sozzani, capogruppo di Forza Italia in commissione alla Camera, secondo il quale, “dopo l’irruzione della guardia di finanza negli uffici del provveditorato regionale alle opere pubbliche, il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, avrebbe dovuto comunicare la revoca immediata di tutti i componenti della commissione d’inchiesta appena nominata e presieduta proprio da Ferrazza, ovvero da colui che lo scorso mese di dicembre, assieme ad altri relatori, approvò il progetto esecutivo per i lavori al viadotto Morandi. Come può pensare Toninelli di far svolgere gli accertamenti sulla tragedia a tecnici che hanno avuto e continuano ad avere ruoli-chiave e che in questi 8 lunghi mesi, da dicembre ad agosto, non hanno fatto e detto nulla? Non è questo – sostiene Sozzani – il modo di cercare la verità”.