Un’Italia che si è finalmente lasciata alle spalle “la crisi più difficile del dopoguerra” e che ora può cogliere le “occasioni positive” che le si parano davanti. Un’Italia che ha saputo mettere “sotto controllo” le sfide che riguardavano il suo sistema bancario, che ha “difeso l’onore dell’Europa” attraverso la gestione del flusso dei migranti e nella quale “l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese è tornato a riaffiorare, nonostante le ansie seminate ad arte, o anche a sproposito”. E’ questo il Paese descritto dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nel discorso tenuto in serata a Villa d’Este, di fronte alla platea del Forum The European House – Ambrosetti.
Un pubblico che in questi primi due giorni di workshop ha espresso opinioni sostanzialmente favorevoli sull’operato dell’attuale esecutivo, promuovendone sia la politica estera che le azioni intraprese in tema di politiche del lavoro, e al quale Gentiloni ha promesso una “fine di legislatura ordinata”. Due, in questo senso, gli obiettivi dichiarati dal premier: “una buona legge di bilancio, una legge che non faccia danni” e il proseguimento del percorso di accompagnamento della crescita, facendo il possibile in particolare “per il lavoro dei giovani”, per “l’innovazione” sulla scia di Industria 4.0 e sulla “riduzione delle diseguaglianze sociali”.
“Il sentiero stretto ha funzionato”, ha affermato Gentiloni, riprendendo una ormai celebre espressione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che domani chiuderà i lavori a Cernobbio, “si recupera credibilità nei conti pubblici senza uccidere la crescita e conservando un avanzo primario che ormai da 20 anni non ha eguali nelle grandi economie europee”. Nel suo intervento presidente del Consiglio ha citato anche i nodi non ancora sciolti, come il debito pubblico e una ripresa del lavoro “scandalosamente insufficiente se pensiamo ai dati del mezzogiorno, delle donne, dei giovani”, arrivando ad ammettere che “si può discutere se parteciperemo nel gruppo di testa o tra i Paesi più lenti” alle opportunità che si andranno ad aprire nella prossima fase. Ma ha anche sottolineato i risultati raggiunti, a partire dal record di 23 milioni di occupati, ricordando che – proprio in ragione del fatto che “da noi crisi è stata più dura e più acuta” – le stesse opportunità potrebbero rappresentare “un’occasione maggiore”.
Nelle parole del premier non sono poi mancati riferimenti alla scadenza elettorale sempre più vicina. Su tutti la dichiarazione per cui “non vincerà la politica ridotta a insulto, la negazione della scienza, la derisione della competenza”. D’altra parte, allargando il discorso, Gentiloni ha tenuto a evidenziare come la precarietà dei governi, una condizione endemica per l’Italia non va confusa “con una presunta instabilità che non c’è mai stata nelle scelte fondamentali del nostro Paese”. In questo senso, ha precisato ancora il presidente del Consiglio, “l’Italia non può essere descritta come pecora nera nel gregge europeo”, soprattutto se si considera la questione alla luce delle “maggioranze fragili” che governano più di una delle principali economie continentali. Proprio riguardo alla Ue, Gentiloni ha rilevato che “non stiamo parlando ancora di un rifiorire del progetto europeo, ma guardando indietro agli ultimi 14-15 mesi siamo in un momento di maggiore fiducia nell’Europa”. Europa il cui ruolo “potrà tornare a essere cruciale” il prossimo anno, nella delicata partita “della sicurezza, della stabilità geopolitica e del governo dei flussi migratori”.