Sono 132 i casi di sextortion a danno di minori nell’ultimo anno. L’allarme è stato lanciato dalla polizia postale con ‘Dentro i numeri: la lotta alla Pedofilia online’ dossier diffuso in occasione della Giornata Nazionale contro la Pedofilia e la Pedopornografia.
Cosa vuol dire sextortion
Il sextortion è un fenomeno “di solito rivolto al mondo adulto” che – si legge nel dossier – “nel 2022 minaccia bambini e ragazzi con curiosità sessuale e li trasporta in un incubo fatto di ricatti, richieste insistenti di denaro e minacce di distruggere la reputazione, diffondendo sui social immagini sessuali autoprodotte. Tutto inizia con qualche scambio di battute con profili social di coetanei, si passa poi alla messaggistica, si avviano video chat e le immagini si fanno più spinte e riservate. Nei giorni seguenti, il martellamento online include la richiesta di somme di denaro quali le vittime devono attenersi se non vogliono che il materiale sessuale venga diffuso online. Le vittime si sentono in trappola tra la vergogna e il terrore della diffusione delle immagini intime”.
I dati
I numeri snocciolati dalla polizia postale raccontano di 142 arresti legati ai casi di pedopornografia nel 2022, mentre 12 sono gli arresti registrati nei primi 3 mesi del 2023. Per quanto riguarda il capitolo dell’adescamento online sono 459 i casi registrati nello scorso anno, nei primi 3 mesi del 2023 sono stati 56 i minori di età inferiore ai 13 anni. Sulla necessità di un’educazione digitale interviene Sandra Cioffi, Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti”. Secondo Cioffi è “urgente una supervisione continua e puntuale da parte dei genitori sull’uso dei servizi più diffusi fra bambini e ragazzi, dal momento che le attenzioni deviate di soggetti adulti pedofili si concentrano soprattutto sui social network dove la presenza di minori è più cospicua e in danno dei soggetti più inesperti e fragili”. C’è poi il caso delle donne pedofile. A LaPresse la psicologa e psicoterapeuta Eliana Lamberti, autrice del libro ‘Pedofilia rosa’ evidenzia come il fenomeno esiste ma “non se ne parla perché la figura della donna è associata a quella della mamma, per cui pensare che una persona che dà la vita possa compiere un gesto così brutto nei confronti di un bambino diventa una dissonanza cognitiva e le persone, piuttosto che ammettere questo, tendono a non vedere il fenomeno e a negarlo. Questo – dice ancora Lamberti – è anche il motivo per cui coloro che subiscono abusi da donne non lo dicono perché hanno paura di non essere creduti. Il fenomeno – dice ancora Lamberti – è talmente occultato che non è possibile fare una stima reale, ma sono molto di più di quelle che immaginiamo”.