Forse non tutti si sono accorti che la parità di genere nel mondo scientifico non è ancora stata raggiunta appieno. Ci pensa l’Onu a ricordarlo al mondo ogni anno l’11 febbraio, con la giornata internazionale per le donne e per le ragazze nella scienza, istituita per far sì che ottengano parità di accesso e partecipazione nella scienza.
La ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, la celebra partendo dalla Costituzione, che all’articolo 3, stabilisce uno dei compiti prioritari e principali della nostra Repubblica: rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona. Ricordarlo in questa occasione, sostiene la ministra, “è più che mai importante: dobbiamo impegnarci affinché ogni nostra giovane possa scegliere liberamente quale strada intraprendere nel futuro, quali discipline studiare, quali sogni e quali inclinazioni coltivare. Senza condizionamenti, superando stereotipi e gap di genere che permangono ancora oggi nella nostra società”.
Fedeli ricorda la posizione di Fabiola Gianotti, “straordinaria donna” alla guida del Cern di Ginevra: “la scienza e la ricerca scientifica non hanno soltanto un importante valore economico: ne hanno uno, altrettanto importante, sociale. Possono essere ‘la colla di un mondo fratturato’, in cui continuano a esistere divari tra donne e uomini”. Poi ripercorre i passi avanti fatti negli ultimi anni, perché l’unico antidoto agli stereotipi sociali è “l’educazione”.
NELLE SCUOLE – L’anno scorso, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità di Palazzo Chigi, il Miur ha lanciato il ‘Mese delle STEM’, per avvicinare le bambine e le ragazze alle cosiddette discipline STEM, le discipline scientifiche e tecniche. Un’iniziativa che verrà riproposta anche quest’anno: “è indispensabile non solo per promuovere una conoscenza scevra da condizionamenti e stereotipi, ma per dare fiducia alle nostre giovani, per dire loro: ‘non fatevi spaventare, non c’è niente che non potete fare. Dovete solo impegnarvi per riuscire nei vostri scopi’. All’interno del Piano Nazionale Scuola Digitale abbiamo previsto, inoltre, una misura dedicata, ‘Girls in Tech & Science’, per stimolare le studentesse italiane in tal senso e favorire l’incontro con il mondo del digitale. Si tratta di importanti iniziative che consolidano l’ordinario intervento educativo della nostra scuola, orientato al superamento di questo divario”.
NELLE UNIVERSITA’ – In ambito universitario, sono stati stanziati per gli atenei 3 milioni di euro per incentivare le iscrizioni ai corsi di laurea di ambito scientifico, con specifici incentivi a favore delle studentesse. Grazie ai fondi ricevuti, le università potranno prevedere l’esonero parziale o totale dalle tasse, potranno erogare contributi aggiuntivi o altre forme di sostegno agli studi: riceveranno una quota maggiore di risorse (il 20% in più) per le iscrizioni delle studentesse rispetto a quelle degli studenti in modo da stimolare l’interesse delle ragazze per questi corsi.
NELLA RICERCA – E appena qualche giorno fa è stata inviata all’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, una lettera in cui il ministero ha espresso la necessità che i dati per la valutazione della ricerca, ovunque disponibili, siano raccolti e resi in forma disaggregata per sesso, in maniera tale da consentire un’analisi di genere, con la richiesta di una proposta metodologica che consenta di produrre informazioni sul tipo di ostacoli che eventualmente prevengano l’integrazione paritaria di studiosi e studiose e il raggiungimento della medesima produttività scientifica.
MISURE NELLA MANOVRA – Tra le “azioni concrete” del Governo Fedeli non dimentica l’introduzione nell’ultima Legge di bilancio di una misura che prevede per le ricercatrici a tempo determinato, a partire dal 2018, l’istituto della sospensione della durata massima dei contratti a termine durante il periodo di astensione obbligatoria di maternità, prorogando il termine di scadenza per un periodo pari a quello dell’astensione obbligatoria. Un atto che definisce “di giustizia sociale e di civiltà” per “garantire a ogni donna la possibilità di scegliere liberamente quando e se diventare madre, senza mettere da parte in alcun modo le proprie aspirazioni professionali. Perché quando una donna, una ragazza, una bambina rinunciano a un sogno, a un’ambizione, a un interesse, soltanto perché qualcuno dice loro che non lo possono fare, non danneggiamo soltanto loro. Priviamo l’Italia di un enorme potenziale. E non possiamo permettercelo”.