‘Poesia e civiltà’: sono le due parole che hanno guidato Giovanni Truppi nella stesura del suo nuovo album, in uscita venerdì 22 marzo, e ne sono diventate anche il titolo. Il 37enne, considerato l’erede del cantautorato anni ’70, spiega che il rimando a quel mondo gli è “venuto naturale” per cercare di unire quelle sonorità alle suggestioni degli ultimi anni: Sun Kill Moon, Sufjan Stevens, Father John Misty. Nel disco, racconta, ha cercato di basarsi su quello che per lui è più importante in questo momento: “L’identità, la vita adulta, la bellezza, il modo in cui scegliamo di porci nei confronti degli altri e quindi il rapporto con la società. Tutti concetti che mi appassionano anche per via della grande fase di ridefinizione che stanno attraversando in questo momento storico. La poesia e la civiltà sono i punti cardinali verso i quali tendono tutti gli elementi di questo lavoro (gli argomenti delle canzoni, il lessico, gli arrangiamenti e la produzione), la scelta del titolo scaturisce da qui”.
Undici le canzoni nell’album, lavorate fra l’Italia e gli Stati Uniti fra il 2016 e il 2017 e registrate nel Rhode Island e a New York. Quindi, un primo momento solamente di scrittura e poi l’incisione e l’arrangiamento dei brani. Fra i pezzi c’è il singolo ‘Borghesia’ (“un argomento che mi ha sempre affascinato”) e anche ‘Le elezioni italiane del 2018’: “Ho iniziato a scriverla nel periodo del voto per la Brexit e delle elezioni di Trump. Mi sembrava di essere in una puntata di ‘Black Mirror’. Mi interessava dare il quadro, provare a fare una foto del momento. Prima di andare al voto c’era un clima di smarrimento”.
Truppi non pensa di fare canzoni politiche ma si rende conto di “avere fatto una scelta fuori dal momento e dalla dalla tendenza”. Quella “scelta”, ora la porterà in giro per l’Italia dal vivo con una formazione da sei persone partendo il 4 aprile da Terni, passando per Caserta il 5, Bari il 6, Roma l’11, Pisa il 12, Bologna il 13, Milano il 17 e Prato il 20, per chiudere il 9 maggio a Torino.