Ultime cinque tappe fino alla crono di Milano con tre arrivi in salita inediti e quantomai insidiosi. Dopo la seconda e ultima giornata di riposo trascorsa tra messaggi e relax, per recuperare dalle fatiche psicofisiche di Cortina, il Giro si avvia verso la settimana decisiva con un padrone assoluto che sembra avere armi sempre più affilate per realizzare il suo capolavoro. Egan Bernal, dopo il trionfo di lunedì scorso a Cortina guida con 2’24” su Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 3’40” sul britannico Hugh Carthy (Ef), 4’18” sul russo Aleksandr Vlasov (Astana Premiertech) e 4’20” sul britannico Simon Yates (Bike Exchange). Un margine che appare rassicurate vedendo anche la lucidità, lo stato di forma e la forza del sudamericano espressi nella settimana del Giro. Il colombiano ha alle spalle una squadra solida e in salita ha dato ancora una volta una straordinaria prova di superiorità che permette a Bernal di sognare e diventare il secondo colombiano a vincere il giro dopo Nairo Quintana nel 2014.
La spalla continua a procurargli dolore ma sembra non essere per lui un problema: “Ci sono dei momenti in cui mi fa male, soprattutto quando partiamo, o a metà tappa. Faccio fisioterapia tutti i giorni, non posso fare altro ma non credo che fino alla fine del Giro avrò dolori esagerati, penso di farcela. Ho fiducia”, ha dichiarato Bernal avvertendo dunque che la condizione fisica resta ottimale. “La preparazione è stata ottima, tenendo conto dei problemi fisici che ho avuto dopo il Tour 2020. Abbiamo cercato di fare il meglio e cambiato qualcosa, ringrazio il mio allenatore che ha organizzato tutto, la distribuzione dei carichi di lavoro soprattutto”, ha aggiunto. Bernal non sa se andrà al Tour, e anche le Olimpiadi sono in forse: “Al Giro si spendono molte energie e anche ai Giochi se devo andare ci devo arrivare al 100%”. Per il momento il suo futuro è solo il Giro, sul quale domani può mettere un altro tassello importante. La tappa Canazei-Sega di Ala, di 193 chilometri, è una salita di 3.400 metri di dislivello, tutti concentrati negli ultimi 50 km, dal passo San Valentino al traguardo. Si tratta di uno dei finali più impegnativi di tutto il Giro, perché la prima parte della tappa è interamente in discesa. Una giornata dunque adatta per scalatori e per Bernal, pronto a dare l’ennesima spallata. “Mi piacerebbe attaccare Bernal, il cuore mi dice questo ma per adesso credo sia evidente che sia lui il più forte in salita ed è sostenuto da una squadra forte in tutti i terreni, difficile da mettere in crisi. Noi siamo rimasti solo in cinque in squadra, non ho molte alternative che non seguirlo e sperare in qualcosa che possa stravolgere la classifica”, ha confessato Damiano Caruso, che punta a tenersi stretto il secondo posto e conquistare a Milano un prestigioso podio.
Altra tappa impegnativa sarà quella di venerdì, da Abbiategrasso ad Alpe di Mera, in Valsesia, che non passerà per la cima del Mottarone, dove domenica scorsa si è consumata la tragedia della funivia che ha provocato la morte di 14 persone. In rispetto delle vittime, il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha chiesto e ottenuto dalla direzione del Giro di modificare il percorso e dunque dare un importante e significativo segnale di cordoglio “anche per evitare che qualche curioso magari voglia andare sul posto a fare foto che in questo momento sono poco opportune”, come ha fatto presente l’assessore della protezione civile del Piemonte, Marco Gabusi. La tappa sull’Alpe di Mera (che sarà ridotta a 166 km con partenza da Abbiategrasso alle 12.35 e arrivo previsto sempre tra le 17 e le 17.30) precede quella decisiva di sabato, da Verbania a Valle Spluga, a cui seguirà la crono conclusiva di Milano.
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