Sarà una passeggiata di salute: e dopo la scalata dello Zoncolan e delle tante vette che hanno offerto un Giro forse meno spettacolare e meno duro di altri anni (ricordate gli arrivi con grandine e neve all’arrivo dello scorso anno?) ma non meno intenso. E la vittoria di Quintana, che garantivamo grande protagonista e forse vincitore da diverse settimane, tutto sommato mette d’accordo tutti.
Quintana è stato il più forte nel prendersi il coraggio di indossare la maglia rosa alla vigilia delle grandi salite, ma anche il più bravo nel resistere ai tanti attacchi gli sono arrivati fino all’ultimo istante. Il colombiano è passato indenne dallo Zoncolan, non per nulla ribattezzato il Mostro: e peccato per lo spiacevole episodio di un fan che diciamo per eccesso di entusiasmo, ma anche di idiozia (e di malati di protagonismo del genere le salite del ciclismo internazionale ne offre ancora troppi), ha ostacolato Francesco Bongiorno nel momento decisivo verso la volata poi vinta da Michael Rogers. Quintana alla lunga ha ridotto alla ragione sia Uran Uran che il giovane Fabio Aru che in questo Giro ha accumulato soddisfazioni, esperienza, credibilità e ci fa pensare a un futuro, giustamente, rosa.
La tappa di oggi è una semplice passerella nel corso della quale come da tradizione difficilmente i ciclisti si daranno battaglia: il più è fatto. La ventunesima e ultima tappa da Gemona e Trieste prevede un circuito di 7km distribuito in 8 giri e la parata finale nella cornice meravigliosa di piazza dell’Unità d’Italia, il salotto buono di Trieste che si affaccia sul suo lungomare. La lunghezza della tappa è di 172 chilometri: ci si aspetta tanta fente tra Viale Miramare Piazza Libertà, Corso Cavour, Riva Tre Novembre, via Carducci, Piazza Dalmazia, e Libertà. Il giusto bagno di folla per un vincitore del Giro non italiano ma che ha saputo domare tutte le nostre montagne: nessuna esclusa.
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