Con la firma del ‘contratto di governo’, Luigi Di Maio e Matteo Salvini credevano di aver trovato la formula giusta per non pestarsi i piedi. Sono bastati pochi mesi di lavoro gomito a gomito per rendersi conto, invece, che ognuna delle due forze di maggioranza non avrebbe mai calato la testa su determinate battaglie. I detrattori dell’accordo giallo-verde, con ghigno di chi la sa lunga, aspettava al varco M5S e Lega quando inevitabilmente si sarebbe parlato di Tav o di approvvigionamento energetico, trivelle, fisco e nomine. Finora i due ‘capitani’ sono riusciti a non far perdere del tutto la rotta alla nave, ma proprio su questi temi, il compromesso ha costretto ad allungare i tempi del percorso.
L’ultimo intoppo, in ordine cronologico, è rappresentato dalla scelta del nuovo presidente della Consob. Carica lasciata scoperta dallo scorso mese di settembre, dopo l’addio di Mario Nava. In pole position c’è Marcello Minenna, caldeggiato dal Movimento 5 Stelle e accettato anche dal Carroccio. Sul candidato, però, ci sono 12 spade di Damocle: sono i ricorsi presentati al Tar da altrettanti dirigenti della Commissione nazionale per le società e la Borsa per la sua nomina a direttore, quando alla guida di via Martini c’era ancora Giuseppe Vegas. Salvini assicura che “c’è l’intesa”, eppure la nomina slitta di settimana in settimana, di Cdm in Cdm. Mentre il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ribadisce che le intenzioni del governo sono quelle di procedere “al più presto”, senza dare un orizzonte temporale preciso.
Il vero pomo della discordia, però, è la Tav. Il M5S non la vuole e non gradisce nemmeno sentirne parlare. La Lega, invece, insiste per mandare avanti i cantieri e lo dimostra plasticamente, al punto da manifestare in piazza, seppur senza bandiere, al fianco di Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia ed europeisti convinti. A complicare le cose ci si mettono anche i numeri: un sondaggio Emg Acqua per Agorà dice, infatti, che il 65% degli italiani è a favore dell’opera. Entrando nel dettaglio, poi, il 73% degli elettori della Lega è per il sì, mentre fra quelli del Cinquestelle sono il 40. Mica pochi, per una forza nata proprio dall’unione di diversi movimenti, di cui quello ‘No-Tav’ era il più nutrito. Il premier, Giuseppe Conte, spera che un compromesso possa essere trovato, ma rimarca che “in questo momento l’opera non è sul tavolo”.
Per non parlare poi delle trivelle. Di Maio ha prima autorizzato, poi revocato, tre nuovi permessi di ricerca petrolifera nelle acque dello Ionio tra Puglia, Basilicata e Calabria. Ma solo dopo una ‘sollevazione’ popolare nella base pentastellata. Facendo storcere, però, il naso all’alleato leghista. Infine, tra i vari dossier che restano aperti, in attesa di un ennesimo, nuovo accordo di maggioranza, si è aggiunto negli ultimi giorni anche quello relativo alle nomine dei direttori degli enti parco. Per il Circeo il ministro Sergio Costa aveva scelto il generale Antonio Ricciardi, ma dal Carroccio non hanno gradito il metodo e dunque hanno fatto saltare l’investitura. Che verrà ripresentata e forse approvata. Quando si dice, finché la barca va, lasciala andare.